Bulimia di immoralità. A proposito del veto a Umberto Ambrosoli


Sono stato all’incontro con Ines Figini, questa fantastica donna novantenne che è passata per tre campi di concentramento. Formidabile, più di "quegli anni". Vi consiglio di chiamarla. Lo ricordo: il suo libro-testimonianza, curato da Giovanna Caldara eMauro Colombo, si intitola "Tanto tu torni sempre". E ora ecco a voi l’articolo che ho scritto per il Fatto di oggi sullo scandaloso veto posto dalla Regione Lombardia alla presenza di Umberto Ambrosoli al film su suo padre.

"Se gliel’avessero detto. Se avessero detto a Giorgio
Ambrosoli che più di trent’anni dopo il suo assassinio la Regione Lombardia
avrebbe vietato al figlio Umberto di ricordarlo in un corso di educazione alla
legalità rivolto a giovanissimi studenti..  Davvero ci sono comportamenti leciti che
pesano e offendono più dei reati. Umberto Ambrosoli, ormai affermato avvocato
penalista, ruba da anni tempo ai propri affetti e svaghi per portare ovunque,
ma soprattutto nelle scuole, parole di decoro morale, di senso del dovere, di
legalità. Ossia per diffondere la lezione del padre che egli ha fatto propria.
Chiunque lo abbia sentito anche una sola volta sa che ripudia qualsiasi sconfinamento
nelle logiche politiche. Nessun nome di partito né di ministro o di consigliere
regionale. Come fanno praticamente tutti i familiari che si sentano eredi di un
patrimonio comune. Ma alla regione Lombardia, tempestata dalle inchieste giudiziarie,
questo non lo sanno. Non lo hanno mai visto all’opera. Anche perché nessun
insegnante si sognerebbe mai di chiamare a un corso di formazione qualche
eccellenza regionale. Pensate alle domande degli studenti o degli stessi
insegnanti: perché sono indagati tanti consiglieri regionali? Come mai ci sono
tanti suoi colleghi che frequentano i boss della ‘ndrangheta? Qual è il
rapporto tra morale e politica? Lei che cosa fa per impedire che altri politici
rubino? I governanti lombardi hanno giudicato Umberto Ambrosoli solo in base alla
convinzione, da lui espressa alla stampa poche settimane fa, che dopo questa
marea di inchieste e arresti sarebbe meglio se il consiglio regionale si
sciogliesse. Puro senso del decoro, nessuna dichiarazione di voto. Ma questo
basta per decidere che non potrà parlare dei valori di suo padre dopo la
proiezione del film “Un eroe borghese”. Di cui il padre è protagonista, e in
cui lui stesso compare bambino. Ora intento ad ascoltare furtivamente di notte
i timori di suo padre. Ora sgambettante accanto alla madre Annalori che ha già
letto casualmente (e segretamente) la bellissima lettera-testamento del marito
(quella in cui Umberto  viene indicato
con affetto infinito come il figlio che saprà farsi onore).  Ora sgomento in lacrime ai funerali, in quel
giorno di luglio del ’79, tra parenti e amici senza lo straccio di un politico
di governo. Oggi la politica che governa, la politica che non si vergogna di
quel che fa e dice, invece c’è. E lo mette all’indice, lo insulta negli affetti.
Non gli riconosce i titoli per formare gli studenti, proprio mentre fatica ore
a trovare la mosca bianca, ossia un componente dell’ufficio di presidenza della
Regione non inquisito da mandare a salutare i ragazzi. E’ il capovolgimento
totale dei valori. E’ l’ultimo scandalo che si consuma in una istituzione senza
più bussola morale. Uno scandalo più grande di quelli destinati ai tribunali,
perché è una dichiarazione di appartenenza ideale, un calcio alla storia
migliore del paese. Il segno di una bulimia di immoralità che spiega tutto il
resto."

 

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