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Odor di primavera. E Caselli sulla legalità difficile
Bella domenica, a pensarci. Visto un bel libro di
Chiarelettere, “Il sottobosco”, scritto da Claudio Gatti e Ferruccio Sansa.
Parla di berlusconiani, dalemiani e centristi “uniti nel nome degli affari”. Da
tempo seguo Ferruccio, da quando, ragazzo, coltivava una sua bella vena
narrativa. E’ diventato un grande e coraggioso giornalista, di quelli che non
colpiscono mai con il machete ma che mai si tirano indietro. Ed è rimasto
gentile e modesto, mentre altri si sono montati la testa perdendo pure spessore.
Domenica bella, però, soprattutto perché la combinazione primavera-blocco della
circolazione ha riempito Milano di tutti i passeggini possibili. E di bimbi a
piedi e in bicicletta. Era bellissimo vedere sciamare questi pargoletti
riccioluti. Mamme e papà giovani finalmente senza paura dei veleni e manine
aggrappate alle mani più grandi (che fra quindici anni saranno più piccole),
qualche capriccio con pianto incorporato seguendo il genitore, e un clima di
allegria.
Meno bella la chiusura di giornata, con la biondina che è rientrata a Linate da
Palermo con il servizio invalidi, apparendomi appoggiata a un aristocratico
bastone. Ne ha combinata un’altra delle sue, benedetta donna. Benedetta
soprattutto perché, con Paoletta, ha organizzato il grande incontro milanese di
martedì pomeriggio alle 18: tutti in Comune con Gian Carlo Caselli. Promuovono l’appuntamento
un bel po’ di associazioni di buona volontà che hanno ritenuto giusto
assicurare anche a Milano un luogo in cui Caselli possa parlare della legalità
difficile (il loro elenco è in un post precedente). Ma sul piano pratico le due
signore si sono davvero fatte in quattro per gratitudine verso l’uomo e la sua
storia; che a qualcuno può non piacere visto il ruolo che ha avuto nella lotta
al terrorismo e nella lotta alla mafia e ai suoi protettori politici, ma che -proprio
per quelle ragioni- un esercito di italiani considera invece un simbolo
positivo in un paese zeppo di cialtroni, di destra e di sinistra. Ne approfitto
per ricordare l’inizio del laboratorio su memoria e comunicazione (da La Torre
a Borsellino) mercoledì a scienze politiche alle 16.30.
Laboratorio di colpi bassi diventerà invece la politica dopo l’annuncio di
Napolitano che non si ricandiderà. E’
stata una lezione di stile e buon senso. Contrariamente alle mode correnti, io
non credo affatto che il settennato di Napolitano sia stata una ciofeca. La
situazione era proibitiva, al limite del collasso economico e costituzionale, e
lui li ha evitati tutti e due. Tifo per Prodi, se poi c’è una donna migliore
per favore ditecelo prima, che non venga usata nei giochi a tradimento. Mi
verrebbe voglia di commentare sul Tar di Torino che annulla la decisione del
sindaco di Verbania di limitare gli orari delle sale giochi, ma non lo faccio. Ancora
una volta registro che il concetto principale è quello di convergenza. Le tesi
di laurea, volevate sapere? Come sono andate le mie quasi quaranta tesi? Bene, alcune
benissimo. Bastava vedere il pianto di
gioia di Martina…
Nando
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