La standing ovation di Palazzo Marino. Cade il bavaglio anti-Caselli

 

E alla fine è stata una standing ovation clamorosa.
Trecentocinquanta-quattrocento persone in piedi ad applaudire per più minuti Gian Carlo
Caselli, dopo la sua spiegazione appassionata ed emozionata di quel gli che sta
accadendo e dopo i chiarimenti offerti sull’inchiesta torinese sulle violenze
(non sul movimento) no-tav. Le bugie, le minacce e i veleni sul Caselli “mafioso”.
Proprio lui che andò volontario a Palermo dopo le stragi e che anche
recentemente a Torino ha guidato l’operazione Minotauro, facendo arrestare 150
persone accusate di associazione ‘ndranghetista e altri reati. Intanto fuori c’erano
almeno altre duecento persone che non sono riuscite a entrare nella Sala Alessi
del Comune di Milano. Merito delle associazioni promotrici, che hanno fatto
vedere a tutti e per sempre come si difende una democrazia quando il buon senso
e il coraggio vacillano. Merito del Comune di Milano, che ha dimostrato che
cosa può e deve fare un’istituzione per essere degna di questo nome. Centinaia
di persone contro venti che hanno fatto irruzione in sala tre ore prima con l’idea
fissa che “Caselli non deve parlare”. E alle quali, per quanti appelli siano
stati fatti via web, non si è aggiunto nessuno. Questo è successo. Bravi
Umberto Ambrosoli, Sandra Bonsanti, Armando Spataro (in platea e invitato sul
palco) e Basilio Rizzo, ottimo padrone di casa. Bravo anche Carlo Smuraglia,
presidente dell’Anpi, e accusato perciò di schierare i vecchi partigiani contro
“i nuovi partigiani”!
A me è sembrato che la giornata di oggi abbia rappresentato una svolta in
questa vicenda surreale. Purtroppo non ci voleva molto a prevederlo: questa
follia in nome della no-tav sta strangolando il movimento no-tav. Tralicci o
centraline ferroviarie che saltano, incursioni per impedire di parlare dei
problemi della giustizia al magistrato inviso (a cui hanno dato ragione
tribunali del riesame e della libertà vari), “la vostra legalità assassina”
gettato in faccia ai familiari dei sindacalisti uccisi dalla mafia. Resteranno
sempre meno, sempre più isolati. Il signor Tav non poteva chiedere di meglio.
Se io fossi stato al suo posto avrei prima diffuso stime gonfiate dei benefici
dell’opera, poi stime al ribasso dei costi da sostenere, poi avrei “persuaso” qualche opinionista a dire che
tutto ciò “lo vuole l’Europa”. Quindi, di fronte alle reazioni di un vasto movimento
ambientalista, mi sarei inventato un movimento così, magari facendogli passare
le parole d’ordine direttamente da qualche ferrovecchio degli anni di piombo,
di quelli che Caselli proprio non lo digeriscono, essendo il simbolo della loro
sconfitta. Di quelli che sanno come si diffama un giudice onesto, lo fecero già
con Alessandrini, il primo che aveva scoperto la pista nera per Piazza Fontana,
non è vero? Non dico che sia accaduto così. Dico che se io fossi il signor Tav
farei così. Poi, come ho cercato di spiegare tante volte, ci sono le
convergenze (bravo Robertoli!). Naturalmente mi piacerebbe che chi si scalda
tanto per la Tav stando in Lombardia o in Calabria o in Campania si scaldasse
nella stessa misura per gli scempi urbanistici e ambientali che gli accadono
sotto casa tutti i giorni. O è troppo?

 

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