Vivere (bene) senza studiare e senza lavorare: lezioni padane

 

E’ la vigilia di Pasqua e qui a Milano piove. Non mi dispero
perché la mia allergia ne trarrà qualche beneficio. Però un certo senso di
malinconia estetica ti resta addosso. Belli sarebbero tramonti, arcobaleni e timide
lune. Non è per fissazione ma non posso non tornare sull’affaire Lega e
dintorni. Emerge un quadro vergognoso, che, se mai toccasse a me, mi farebbe
scappare in Papuasia senza telefono per darmi al giardinaggio a vita. E con un provvidenziale
cappuccio sempre in testa. Qua invece parlano di Italia farabutta e di
complotti e di successori. Come se niente fosse, come se non ci fosse la
responsabilità di un intero gruppo dirigente. Come se non si dovesse dar conto
agli italiani e al celebre “nord” di avere ciucciato abusivamente soldi
pubblici per le cause private più pazzesche, compreso l’acquisto di diplomi. E
per dare 800.000 euro a una scuola ridicola, mentre si negano libri e carta
igienica alle migliori scuole pubbliche. La verità è che il partito del nord
dei produttori e delle partite Iva è stato guidato da un tale che non ha mai
lavorato e non ha mai studiato in vita sua e che ha insegnato pure al figlio
prediletto che si può vivere (e bene!) senza studiare e senza lavorare. La
verità è che è il popolo delle partite Iva (ammesso e non concesso che sia lui)
è così stordito che non crede nemmeno vedendo nero su bianco. Si accalca in via
Bellerio e urla “Bossi Bossi”. E blatera di complotti da parte dei magistrati
di Roma, e scrive che forse fu generato da un complotto anche l’ictus. E
credono (ora!) che Bossi fosse fuori uso mentale da otto anni. Ragazzi, ma
quando la gente ha libertà di dire le cose che pensa, ne dice proprio tante di
fesserie. Quant’è brutta la gente, diceva Eduardo. E’ esattamente quello che
penso quando vedo scatenarsi i militanti di partito: dovrebbero essere il
meglio, la parte più attiva e cosciente di un paese, spesso ne sono la parte
più becera e incapace di vedere e ragionare. Per quello i partiti sono conciati
così, cosa credete? (lo so: le eccezioni; ne ho in mente migliaia…; ma anche i
più bravi prima di inchinarsi alla verità ci mettono più della media delle persone
normali).
E ora che vi ho detto una cosa che non ci vedrà tutti d’accordo, ve ne dirò un’altra
che ci vedrà d’accordo ancora di meno. A me questa storia dei diplomi superiori
o universitari che si comprano all’Italia e all’estero, mi convince sempre di
più di una cosa. Che quando si è a questo livello di corruzione, la cosa più
democratica da fare è abolire il valore legale del titolo di studio. Così non
se lo compra più nessuno, nemmeno con i giochini dei riconoscimenti
internazionali. Basta diplomifici e finte università. Studia, asino! E poi mi
dici dove ti sei preso il diploma.
Quanto a Rosy Mauro, resto senza parole. Ci eravamo conosciuti in consiglio
comunale a Milano. Alla fine si erano stabiliti anche rapporti cordiali. Ora mi
torna in mente il suo urlo durante il mio primo intervento in aula dopo il
duello con Formentini del 1993: “Taci! Sei la vergogna di Milano”. Buona Pasqua
a tutti, amici cari.

 

Leave a Reply

Next ArticleSi fa presto a dire orgoglio. Da Bergamo all'Aquila. E appuntamenti milanesi