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Si fa presto a dire orgoglio. Da Bergamo all’Aquila. E appuntamenti milanesi
Massì, ho assistito al raduno dell’orgoglio padano temendo (e
forse sotto sotto sperando) che ne venisse una salutare lezione per la varia
umanità del centrosinistra. Guarda, pensavo, finalmente un partito che fa dimettere
in pochi giorni un po’ di persone, dove non si cincischia cercando mediazioni
per imbalsamare tutti, dove ci si butta invece a carte scoperte
contro il clan che ha comandato tutto per anni. Ho visto che anche Stefano
Boeri indica l’esempio di Renzo Bossi a Penati (e a Davide Boni, leghista pure
lui). Ma devo dire che alla fine lo spettacolo è stato penosetto. Nessuna lezione. Maroni che dà alla Rosi Mauro
la colpa di essere pugliese, che va oltre i doveri di demagogia che sempre
spettano in questi casi ai leader politici, e tiene alta quella scopa che
sembrava la Befana. Anche da leghista poteva fare un discorso diverso, ma non
ci ha nemmeno provato, forse troppo frenato dalla voglia di non sembrare Giuda.
Quanto a Bossi, ha fatto più pena mentale che fisica. Il complotto, vogliono
spaccare la Lega, Belsito ce l’ha portato la mafia (non si capiva bene…), la
marmaglia dei giornalisti, il centralismo romano. Perfino “dovevo fare come
Berlusconi, mandare i figli all’estero”. Ma perché, non ce li ha mandati? Uno a
fare l’assistente parlamentare europeo di Speroni, l’altro in un’università
farlocca inglese pagato dagli operai e dagli impiegati italiani con le loro
tasse. Pena, pena.
Schifo, invece, vedendo ieri sera il film della Guzzanti sull’Aquila, “Draquila”.
Come fosse andata la ricostruzione lo sapevamo, avevo visto anche un bel docufilm
di Zoro, da me ospitato alla Settimana internazionale dei diritti a Genova.
Però vedere B. che conciona alle scolaresche ben allineate è stato ripugnante,
così come vedere quel gioiello di Bertolaso e la sua Protezione civile, santo
cielo quant’era tronfio, mentre si saccheggiavano le casse dello Stato
lasciando intatte le rovine di una città d’arte. Quel che però non avevo mai realizzato, qui lo
confesso, è la vera e propria soppressione delle libertà democratiche che si è
compiuta per più di un anno nei confronti delle popolazioni terremotate. Non
sapevo che non fossero libere di muoversi dentro e fuori delle tendopoli, che
dovessero chiedere permesso per tutto alla polizia, che non potessero
partecipare alle adunate dove pontificava B., che non potessero tenere proprie assemblee
nemmeno con gli assessori comunali. Altro che storie: in nome dell’emergenza
abbiamo avuto le prove tecniche di un regime, mentre Bertolaso si faceva “sconocchiare”
da Francesca la massaggiatrice…Sì, schifo, non di meno.
Per rifarvi la bocca allora vi ricordo un paio di eventi milanesi di qualche
decenza. Domani mercoledì alle ore 18.30 alla Feltrinelli di piazza Piemonte
presenterò con Giulio Cavalli il suo libro “L’innocenza di Giulio”,
Chiarelettere. Si parla, e con efficacia grande, del caso Andreotti. Alla
stessa ora all’Ostello Bello (ah, che orgoglio!) incontro sulla tragedia del
narcotraffico in Messico con Cynthia Rodriguez. Organizza Capramagra. Una delle
vicende più sconvolgenti del mondo attraverso una giornalista protagonista. P. S. Ehi, ma li avete visti i successi di
Melampo, sulla stampa, nelle classifiche e in televisione?
Nando
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