Grillo e il salsicciaio di Aristofane. E me medesimo stanotte su La7

 

Ci mancava Grillo. La mafia meglio dello Stato…Gridato a Palermo,
poi…Avesse detto la mafia meglio della politica corrotta, avrei capito il gusto
della provocazione. Perché è pur vero che Cosa Nostra faceva pagare agli
imprenditori che scendevano in Sicilia meno di Tangentopoli (non per citarmi: si
veda “La Convergenza”). Ma il confronto con lo Stato proprio non tiene, anzi è
una follia se scagliato dalla capitale della mafia. Se gettato in questo modo,
come polpetta avvelenata, a un popolo di sbandati, che pare avere il cervello
ottenebrato e dà a Monti la colpa dei suicidi di artigiani e imprenditori,
quasi non stessimo pagando decenni di follie di bilancio e di evasione fiscale.
Quasi non avessimo buttato via a palate soldi utilissimi ancora in questi anni con
l’Aquila, con il G8, con i progetti del Ponte. Come se (e diciamolo, santo
cielo!) non si buttasse via una marea -più contenuta, lo so- di soldi pure con
corsi di formazione inutili o tenuti da cialtroni, perfino nell’educazione alla
legalità… Come se questo folle Stato di Equitalia l’avesse plasmato Monti…Mi
viene in mente Aristofane con la demagogia del salsicciaio. Il guaio è che i
partiti potevano sminare in un baleno la politica-invettiva di Grillo facendo
proprie le sue ragionevolissime proposte di legge. Ma non l’hanno fatto perché,
come non mi stanco di ripetere, corrono imperterriti verso il suicidio. Insomma, amici, non digerisco Grillo; ma non
digerisco nemmeno i partiti che gridano allo scandalo per le sue parole su una
mafia di cui a loro frega molto poco.
A proposito di mafia, sarò domani (ossia oggi 3 maggio) su La7. In terza o
quarta serata, naturalmente, ossia in “prossima fermata”, condotto da Federico
Guiglia. Tema, la memoria: “c’era una volta un generale”. Mi è sembrata una
chiacchierata non scontata. Qualcuno potrà trovarci cose nuove. Nuovo è
sicuramente l’atteggiamento professionale di Guiglia. Il quale mi ha raccontato
con giusto orgoglio che su 250 ospiti avuti in questi anni ha invitato un solo
giornalista. Forse non ci avete fatto caso, ma in tivù i giornalisti non fanno
che invitare altri giornalisti per essere a loro volta invitati da altri
giornalisti. Dunque quello di Guiglia è un vero record, se vogliamo un segno di
civiltà. Io continuo a chiedermi, ad esempio, perché andando in giro incontro
tante persone vivaci e interessanti, che dicono cose intelligenti, e che vorrei
riincontrare, mentre in tivù vedo sempre le stesse persone, molte delle quali
parlano come dei dischi rotti. Chissà chi mi darà una risposta…
E infine: invito a firmare l’appello di “Se non ora quando?” contro la strage
di donne (figlie, fidanzate, mogli, amanti, amiche) che avviene nel nostro
paese per ogni più assurdo motivo sotto gli occhi indifferenti di noi tutti. Mi
sembra una campagna sacrosanta.

 

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