Così scrisse Luisa, 13 anni (scuola in provincia di Mantova)

 

 Tema: Dopo avere visto il film "I cento passi" e avere ascoltato le parole di Salvo Vitale, rifletti ed esponi come la vita di Peppino Impastato possa essere un messaggio vicino ai giovani 

Peppino Impastato era un giovane, nato in una
famiglia di mafiosi, che decise di ribellarsi all’omertà e alla mafia stessa
perché per lui aveva dei principi sbagliati. Lui sperava in un mondo giusto,
senza traffici di droga e senza ricatti. Questo lo portò ai conflitti con il
padre e con la famiglia e alla morte, saltato in aria con del tritolo. La sua
morte fu presto fatta passare come un suicidio e sembrava che tutto ciò che
quel giovane insignificante aveva fatto fosse stato cancellato. La mafia aveva
vinto e aveva messo tutto a tacere come sempre. Sarebbe finita così la storia
se non fosse stato per un piccolo particolare: Peppino aveva portato speranza
nei cuori della gente e la speranza non seppe tacere, la speranza doveva
manifestarsi. Essa diventò la base di una nuova "guerra" contro la
mafia e in onore del giovane Peppino. Così ancora oggi la "guerra"
continua e grazie alla speranza lasciata da Peppino e tramandata di generazione
in generazione un giorno batteremo la mafia e renderemo il mondo un posto
migliore.  Ma
la lotta di Peppino non era solo contro la mafia e contro il conformismo; lui
combatteva anche contro chi sogna di migliorare il mondo seduto su una sedia. Lui infatti ci ha insegnato a
rincorrerli, i sogni; ci ha insegnato a rimboccarci le maniche e a lottare fino
ad essere stremati. Io credo che questo significhi vivere, questo è quello che
ci rende importanti. Se nessuno inseguisse i propri sogni non ci sarebbero i
cantanti, i musicisti, i ballerini, gli attori, gli scrittori, i politici
onesti perché questi anziché cantare, suonare, ballare, recitare, scrivere,
preoccuparsi del bene di tutti sarebbero seduti su una sedia ad immaginare di
realizzare i loro sogni senza concludere nulla. Questo non vuol dire che se si combatte e ci si impegna si può ottenere
tutto, ma se si sta sulla sedia l’unica cosa che si otterrà sarà il rimpianto
di non averci provato, di aver perso tempo. Così, quando sarai vicino alla
morte non dirai "avrei potuto…", ma dirai "ho vissuto".  Infatti
io credo che vivere, e non sopravvivere, significhi proprio questo: lottare per
i nostri ideali e i nostri sogni, avere speranza non solo nel cuore, ma in
tutto il corpo e nell’anima, tanta speranza da riuscire a tramandarla ai nostri
figli che inseguiranno i loro sogni con tutte le loro forze e forse, chissà,
riusciranno a farli diventare realtà.
 

Leave a Reply

Next ArticleLa società civile dica "no" ai partiti