Grasso scrive al Blog: questo il mio pensiero sul governo Berlusconi e su Antonio Ingroia

 

Avevo scritto che su questa cosa (le dichiarazioni di Grasso alla "Zanzara") avrei voluto fare come San Tommaso: andare a vedere. Ho chiesto dunque al procuratore nazionale antimafia di potere avere la registrazione delle sue dichiarazioni radiofoniche sulla celebre medaglia antimafia al governo Berlusconi. Il procuratore, di ritorno dall’estero, ha promesso di farmela avere. Intanto però ha scritto per i blogghisti questa dichiarazione, che pubblico molto volentieri.
"Durante il passato governo abbiamo
avuto una legislazione antimafia – approvata all’unanimità dai partiti – che ci
ha aiutato nel sequestro e nella confisca dei beni. Altre richieste erano state
avanzate al ministro della giustizia Alfano per potere avere ulteriori
strumenti per combattere la mafia, come l’autoriciclaggio, le norme sulla
corruzione, un aggravamento dei reati fiscali, una modifica al voto di scambio,
una tipizzazione di ipotesi di favoreggiamento della mafia da parte dei
“colletti bianchi”, la ratifica di convenzioni e direttive internazionali e
così via, ma nulla di tutto ciò si è mai ottenuto. Pezzi mancanti nella
legislazione antimafia che ho sempre sottolineato in più occasioni, in forma
ufficiale, nelle varie sedi istituzionali. Il tono scherzoso di una
trasmissione radiofonica, famosa per l’ironia e il tono satirico, ha stravolto
il mio pensiero.

 

Perché una frase, mai pronunciata,
detta, peraltro, con toni umoristici da uno dei conduttori di una trasmissione radiofonica,
ed accettata, con evidente forzatura, soltanto limitatamente all’aspetto
dell’aggressione ai patrimoni mafiosi, se isolata e poi messa sui giornali come
una affermazione generalizzata ed estesa a tutta la lotta alla mafia, diventa
altra cosa. Diventa una dichiarazione a freddo, e apparentemente gratuita e
spontanea, in favore di Berlusconi, che non rispecchia affatto il mio pensiero.

 

I sequestri e le confische sono da
attribuire alle forze di polizia, alla Dia e alla magistratura, ma quelle norme
hanno certamente fornito utili strumenti per incentivarli. Mi sono meravigliato
che il ribadire, con correttezza ed onestà intellettuale, una realtà, più volte
risaputa e universalmente accettata, abbia potuto innescare una polemica basata
su un processo alle intenzioni, che non tiene conto di tutto ciò che ho sempre
criticato nell’azione del passato governo. E che addirittura viene utilizzata
come retropensiero per attribuirmi la presunta volontà di entrare in politica,
cosa alla quale non penso minimamente.

 

Nessuno può dimenticare tutti gli
epiteti che la magistratura ha subito: da matti, utopisti, ad
antropologicamente diversi, per finire a cancro da estirpare, ma ciò non toglie
che bisogna riconoscere quanto, anche se poco, di buono e di utile sia stato
fatto.

 

Per quanto riguarda il collega
Antonio Ingroia, non ho mai fatto il suo nome in trasmissione, e in quella
occasione non ho inteso né attaccarlo, né criticarlo, né delegittimarlo.
Continuo a pensare che i magistrati – in generale – devono distinguere il loro
ruolo istituzionale da quello politico.

 

Così come ognuno può manifestare il
suo diritto di esprimere le proprie idee in qualsiasi luogo ed in qualsiasi
modo, io rivendico il mio diritto di essere di opinione diversa, senza che ciò
possa tramutarsi in un giudizio sulla persona, o, peggio, in un tentativo di
delegittimare un valido e coraggioso collega."

 

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