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Brindisi. Strane vaghezze, il ricatto e la forza della democrazia
Morire a sedici anni davanti alla propria scuola per il
calcolo cinico di menti lontane e sconosciute. Non ci posso pensare, non mi do
pace da stamattina. La bomba aveva per bersaglio tutti gli studenti italiani,
sono loro i destinatari primi di questa strategia del terrore che ha un’inequivocabile
impronta mafiosa. Resto allibito nel vedere i balbettii, i depistaggi, le
incertezze, le vaghezze che arrivano da tanti rappresentanti istituzionali.
Quasi avessero vissuto finora in un altro paese, dentro un’altra storia. Commemorano
forse Falcone e Borsellino dimenticando che vennero uccisi con il tritolo,
senza rivendicazioni, cosa che adesso sembra una inspiegabile stranezza?
Dimenticando i depistaggi indicibili del caso Borsellino? O che in tutti i
grandi processi di mafia, almeno da un quarto di secolo, i giudici hanno
esplicitamente denunciato una convergenza di interessi tra la mafia e i famosi
altri “mandanti esterni a Cosa Nostra”? Brindisi: città di lotta alla mafia, di
scuole impegnate, in cui la nostra Scuola di formazione politica Antonino
Caponnetto ha fatto tante buone cose e ancora ne farà, anzi ne farà più di
prima perché qui chi si fa intimidire è perduto. Brindisi scelta per colpire
tutto il movimento antimafia, l’Italia civile costruita in anni faticosissimi,
giorni e giorni, sere e sere, viaggi e viaggi, speranza dietro speranza, parola
dietro parola. Ma non è stato deciso a Brindisi, e tra qualche giorno potremo
capirlo meglio in base a quello che accadrà. Sono pronto a fare ammenda, sia
chiaro. A inchinarmi davanti ai dubbi che sento spargere a piene mani (e
capisco che qualcuno per veste istituzionale debba farlo). Ma penso che
Brindisi sia servita come teatro. Il parallelismo è con le stragi del ’93,
quando passarono mesi prima che si accettasse l’idea della responsabilità
mafiosa e il sottoscritto a Milano veniva sbeffeggiato in consiglio comunale
perché l’aveva sostenuta da subito.
Colpire la scuola è un fatto senza precedenti, certo. Ma era senza precedenti
anche mettere le bombe davanti ai monumenti fuori dalla Sicilia. Su che cosa
può essere ricattato, in fondo, uno Stato più che sulla vita dei suoi ragazzi
che vanno indifesi a scuola? Oggi l’Italia ha risposto benissimo, Milano mi ha
stupito. Guai se avessimo atteso le celebrazioni del 23. Andiamo avanti. So che
i miei studenti si stanno mobilitando per la lezione aperta alla città del 22 a
Scienze Politiche, che inevitabilmente acquisterà un senso di riflessione e di
resistenza. Non arretriamo di un centimetro. E ricordiamoci una cosa: la
democrazia la difendono i democratici. Non ci sarà nessuno in più a farlo.
Addio, cara e tenera Melissa, con quel nome bello e tragico, che sa di stragi
contadine nel sud del dopoguerra…
Nando
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