La favola di Brindisi e del killer solitario

 

Ma insomma, adesso hanno scoperto la figura dell’anarco-mafioso.
Del mafioso solo, del cane sciolto che si fa l’attentato per i fatti suoi. Ho
sentito alla radio questa incredibile notizia: “forse aveva un complice il
killer di Brindisi”. Ragazzi, ma dove pensiamo di essere? “Forse aveva un
complice” ?!?!? Ma perché, ce l’immaginiamo uno che arriva al mattino presto tutto
solo con tre bombole in mano guardandosi in giro con circospezione, la testa rivolta
all’indietro e poi davanti e poi di lato e poi ancora all’indietro, e intanto
maneggia il timer? Il guaio è che qui è partito l’ordine di dire che non è
stata la mafia, che è stato un pazzo, o un piccolo gruppo di pazzi. Ma che io
sappia, quando entrano in azione i pazzi lo fanno sempre usando le armi, non le
bombe con il timer. I pazzi nelle scuole, nelle università, nei caseggiati,
nelle banche hanno sempre fatto le stragi con le pistole o con i mitra. O no?
Perciò suggerisco a tutti di tenere sempre presente una regola aurea dei poteri
criminali, qualunque faccia abbiano: allontanare il più possibile il momento
della verità dal momento della grande emozione collettiva. Dunque depistare,
depistare, depistare. E’ quello che stanno facendo.
Quanto al celebre “cui prodest” (rispondo al tag di Mattia), farei questa
osservazione. La mafia commette anche
i delitti che le possono procurare effetti dannosi, pure molto dannosi. Lo fa quando sono in gioco esigenze strategiche. Il
delitto dalla Chiesa non le costò l’alto commissariato e la legge La Torre, che
temeva come poche altre cose? Il delitto Falcone e il delitto Borsellino non le
costarono una reazione dell’opinione pubblica come mai ce n’erano state, e in
più le leggi sui pentiti e quella stramaledetta sul carcere duro? Il fatto è
che la mafia conosce la società e lo Stato. Sa che poi le cose si assestano,
che potrà rimettere fuori la testa e mandare lo stesso i suoi amici a fare i
ministri. Dunque scommette sulle debolezze altrui. E dal suo punto di vista fa
bene. Anche perché quando commette quel tipo di delitti è forte di qualche
alleanza inconfessabile. E infatti, oggi, si trova già davanti delle
istituzioni pronte a giurare (e una società pronta a credere) che a Brindisi
abbiamo avuto il gesto di un folle, o al massimo di una banda locale che voleva
accreditarsi nel contesto criminale. Ma queste cose -ecco il mio modesto
consiglio- vanno lette guardando, insieme,
alla storia d’Italia e alla storia della mafia. Usando lenti brindisine non se
ne capirà nulla. Piazza Fontana: gli anarchici. Impastato: saltato in aria
mentre stava facendo un attentato. Dalla Chiesa: una vendetta del terrorismo,
la mafia non ha mai ucciso le donne. Fava: un delitto passionale. Rostagno:
tradimenti di amicizie e di coppia. Borsellino: si autoaccusò Scarantino, che
si fece mandare all’ergastolo (all’ergastolo!) senza aver preso parte alla
strage. Vogliamo continuare?

 

Leave a Reply

Next ArticleFalcone. Storia dell'eroe più solo