Siam pronti alla morte

 

Oggi (ieri) è stata la festa dell’Arma, 198° anniversario.
Siamo vicini ai due secoli. Siccome la ricorrenza nel cuor mi sta per tante
ragioni, sono andato alla cerimonia qua a Milano, nella caserma Medici di via
Lamarmora, dove tempo fa la celebrava anche un generale di mia conoscenza. E
qualcosa ho visto e sentito e pensato. E ve lo dirò velocemente, anche perché
mi accingo a passare una notte sulle sudate carte.
Prima osservazione. Mi sono ancor più convinto di essere indisponibile a
cantare l’inno con chi non ne capisce nemmeno le parole. E infatti quando ho
colto l’aria intorno a me in tribuna, ho deciso che non avrei aperto bocca. “Stringiàmci
a coorte, siam pronti alla morte…”. Ma ci rendiamo conto di che cosa vuole
dire? Siam pronti alla morte: in nome dell’Italia. E allora con che spirito la cantano
quelli che non sanno difendere l’Italia, che appena c’è un avversario in armi
(un nome a caso: la ‘ndrangheta) se la danno a gambe come conigli e poi per non
ammettere di essere conigli giurano che il nemico non c’è? Che cosa sono
davvero pronti a fare questi fifoni? Cantare…Come a esorcizzare le loro paure.
Seconda osservazione, strettamente legata alla prima. Oggi le onorificenze sono
andate in grandissima parte, ma guarda un po’, ai carabinieri che hanno
indagato e condotto operazioni importanti contro la ‘ndrangheta nel nord-ovest.
A quelli che hanno lavorato all’operazione Crimine-Infinito a Milano e Brianza
(c’è chi ha fatto più di mille ore di straordinario non retribuito), o all’operazione
Minotauro a Torino, o a quella che ha portato allo scioglimento dei consigli
comunali di Ventimiglia e Bordighera. Ecco, ho pensato che in quest’ultimo caso
i carabinieri della provincia di Imperia erano ancor più meritevoli perché,
anche se non lo si poteva dire in quel contesto, a Imperia han dovuto far quasi
tutto da soli, visto che si sono ritrovati con un questore che giurava che la
mafia non ci fosse e che gli incendi fossero opera del vandalismo giovanile o
della concorrenza sleale tra commercianti; e con dei magistrati di cui uno è
indagato per corruzione e un altro è dovuto andare precipitosamente in
pensione. Ma ho pure pensato a quanto fosse assurda la situazione: decine di
carabinieri ricevevano onorificenze per la loro lotta contro la ‘ndrangheta al
nord davanti a una tribuna che ospitava gli stessi personaggi che hanno giurato
per anni sull’inesistenza della mafia al nord e in Lombardia  (quelli del “siam pronti alla morte”, con mano
sul petto). I quali applaudivano e dicevano “bravi!”…Che paese pazzesco, amici.

 

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