Bruce, sempre Bruce, fortissimamente Bruce

 

Come avrete capito, sono appena tornato dal concerto di Springsteen,
l’unico “boss” al mondo con cui andrei a cena. Stupendo, fantastico,
emozionante. San Siro era strapieno, sul prato decine di migliaia di persone di
ogni età accalcate e più di mezzo stadio zeppo sulle tribune e sulle gradinate
di fronte e ai lati del palco. Accendini, telefonini accesi, mani continuamente
protese e ondulanti verso l’alto. Bruce ha suonato per più di tre ore e mezzo
senza interruzione, con la solita generosità, perfino di più. Altro che i nostri
posapiano che dopo un’ora e mezzo se ne vanno. E’ stato come sempre un trionfo
d’amore tra lui e il suo pubblico. Ha fatto numeri da pazzi, e che non gli
avevo mai visto fare, tirando sul palco dei bambini  e facendoli cantare al microfono nel mezzo
della canzone, con quei satanassi che sapevano pure le parole. Ha saltato,
sfidato le leggi di gravità, recitato, guasconeggiato, regalato il piacere di
vivere. Musica nuova, musica antica. E’ spuntata anche “The River”, e mentre la
chiudeva alla armonica a bocca mi è sembrato di vedere scendere sullo schermo
due lacrime, forse dedicate a Clarence. E’ tornato l’eroico “Born in the Usa”.
Di Bruce amo il modo in cui sa darsi, che mi illudo sia anche il mio, certo con
pubblici lillipuziani rispetto ai suoi. Lo vidi a Verona il giorno di Pasqua
del ’93. Venne giù un nubifragio, lo stadio era semipieno o semivuoto. Lui si
consumò lo stesso per più di tre ore dando il massimo, anche stando sotto la
pioggia. Da allora l’ho preso come modello. Per questo sudo di concentrazione e
carica nervosa anche se ho affrontato trenta o cinquanta persone. Dare più che
puoi, sempre, a chi viene a sentirti. Trovo che sia la filosofia di chi sa
amare il suo lavoro e sa amare gli altri. Se poi aggiungo che stasera avevamo
praticamente i posti migliori disponibili grazie ai Gracchi che ce li avevano
regalati a Natale…Be’, sono orgoglioso di avere trasmesso loro questa passione,
che poi si sono coltivata in proprio battendomi di gran lunga (il Gracco
diciassettenne andava di notte per Milano il 23 settembre per mettere
striscioni fatti a mano di buon compleanno a Bruce….).
Devo dire semmai che il pubblico non è più quello di una volta. Io parto dal
principio che dai tifosi di Bruce non devi temere scorrettezze o volgarità. E
invece oggi un gruppetto di ragazzi non si è fatto la fila all’ingresso (pronto
intervento della biondina), e una signora dietro di me continuava a berciare al
cellulare con una certa Ornella mentre c’erano le canzoni più melodiche. Non
per farle sentire il boss, ma per non farlo sentire a noi. Così quando lui
alzava i decibel io godevo prima di tutto perché la scimunita (“son qui,
chiamami quando vuoi”, le aveva anche detto) non poteva più sentire l’Ornella.
Piccola nota su Brindisi. Il giudice Cataldo Motta è serio e bravo. Se dice che
questo è il nuovo colpevole ci credo. Ma che abbia fatto tutto da solo non lo
crederò mai. Mi sembra tanto l’”anarchico” Bertoli (non Robertoli…) che tirò la
bomba alla questura di Milano nel maggio del ’73. Un pazzo isolato doveva
essere. Poi vennero fuori i suoi rapporti con i servizi israeliani…Stiamo in
campana, ragazzi. Quanti “spostati” a Brindisi…

 

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