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Giovanotti, Manganelli e Giovannino
A proposito di Bruce, visto che ancora sono in ballo i grandi
concerti di Firenze e di Trieste, dove io non potrò andare ma dove annuso che i
Gracchi andranno (forse non tutti e due a tutti e due…): mi ha spedito un
magnifico sms su ieri a San Siro il mio amico Francesco, uno che di musica ne
capisce e che potrebbe tranquillamente scrivere “Vivere secondo Bob Dylan”.
Francesco, che fa il medico a Pavia ma nulla c’entra con il lerciume che
avanza, mi ha fatto notare una cosa sacrosanta. Finalmente abbiamo visto uno
che non deve il suo successo alla corruzione, al conformismo, alle
raccomandazioni, alle false consulenze. E aggiungo: alle trame politiche, alle
comparsate televisive e alle marchette dei giornali. Già, uno che deve tutto al
suo talento, alla sua fatica, alla sua voglia di vivere. Ah, che godimento. E’
vero, che cosa stupenda poter vedere uno così. Ci si riconcilia. E a proposito di
voglia di vivere, ne dico una che mi ero dimenticata: grazie a Bruce, essendo
coetanei, capisco di essere giovane (cosa che in realtà già penso di mio). E
finché saremo coetanei, lui, io e Francesco, saremo un bel gruppo di giovanotti.
Magari senza saltare con la chitarra, ma facendo altre cose che solo i giovani
hanno voglia di fare. E ciò mi basta.
Non mi basta invece, insisto, insisto, la spiegazione che arriva da Brindisi. Il
capo della polizia Antonio Manganelli ha dichiarato che il colpevole è stato
trovato “con buona pace dei mafiologi”. Stimo da tempo Manganelli. Da quando
fece bene il questore a Palermo. Poi ho avuto la bella sorpresa di ritrovarlo
all’ultimo saluto a una donna carissima al movimento antimafia, Saveria
Antiochia, una delle mie “ribelli”. Poi ha dato il patrocinio della Polizia di
Stato al mio monologo teatrale “Poliziotta per amore”, recitato da Beatrice Luzzi,
che ha brani nient’affatto indulgenti sul G8 genovese. Dunque non capisco.
Poteva dire “con buona pace di chi ha parlato di nuove strategie eversive”,
come il presidente della Repubblica o il ministro dell’Interno. Chissà perché i
mafiologi… Certo, questa storia del singolo che ammazza e ora ha i rimorsi come
se avesse dato una coltellata alla moglie durante una discussione è penosa
assai. Io prima di dire con buona pace di qualcuno, devo essere onesto, sarei
più prudente. L’unica “con buona pace” che si potrà dire tra due anni sarà per
chi ha battuto la pista del pazzo (o asociale) isolato.
E sempre a proposito. Non è né pazzo né asociale invece il mio nipotino
Giovanni, che ama stare con i suoi compagni e giocare con loro al calcetto. Un
giorno ha fatto pure cinque gol. Così gli ho promesso che la prossima volta che
vado a Palermo faccio per lui un tifo sfegatato: “Gio-van-ni! Gio-van-ni!”. Lui
ha ascoltato compiaciuto, poi, per essere sicuro che gli incitamenti saranno
ben capiti da tutti i giocatori, mi ha corretto: “Veramente al calcetto mi chiamano
Nanni”. Amici, che meraviglia i bambini…
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