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La mamma di Balotelli, io e i cortili, e la storia di un partigiano
Bene, leggo commenti che assai mi piacciono su Cesare
Prandelli, l’anti-cialtrone che manda baci alla sua Novella; e su quel che
significheranno i gol di Balotelli per i ragazzi di colore nati in Italia e che
a 18 anni devono andare a pietire un permesso di soggiorno in questura.
Confesso di essermi perfino intenerito vedendo il nostro muscolarissimo
centravanti abbracciare la mamma in lacrime. Lo so, è molto italiano che la mamma
pianga e che io mi intenerisca, e infatti teniamo per questa squadra mica per
niente. Festeggio intanto la notizia (c’entra, ragazzi, eccome se c’entra) che
la giunta Pisapia ha stabilito con un’ordinanza che i bambini possano giocare
nei cortili delle case, “perché il gioco è importante”. Questa è civiltà,
civiltà suprema. Parla in me il bambino che passava ore infinite nel cortile
della caserma, da cui veniva fatto sloggiare con bonomia ma senza se e senza ma
quando arrivava il generale in visita da Roma. Per il resto ci stavo con la
palla, con il cocker, con gli amici, con la chitarra, a tutte le ore possibili.
Per questo quando l’altro giorno è venuto un condomino a chiedere se poteva
installare nel prato sotto il mio studio magico un tavolo da ping pong per farci
giocare i figli, se mi dava fastidio, ho pensato che la pallina picchiettante
per ore poteva anche farmi imprecare alla marinara ma che era giusto dire “sì,
anzi è bellissimo sentire i bambini giocare”.
Ora non vado più in cortile, ma amo il cortile di Scienze Politiche. Che non ha
un albero, non ha un segno d’arte, ma è lo stesso bellissimo, non lo cambierei
con nessuno. E per questo invento ogni pretesto per starci, per passarci.
Ultimo pretesto, udite udite: il corso di perfezionamento per laureati
(triennali e magistrali) in “Scenari internazionali e criminalità organizzata”.
Roba unica, signori. Qua mica si scherza…Parte in ottobre a tariffe
democratiche (grazie, grazie). Fatto insieme, sotto la direzione di me medesimo,
dal Dipartimento di Scienze sociali e politiche e da quello di Studi
internazionali, giuridici e storico-politici. Dalla settimana prossima
troverete tutte le informazioni su perfezionamento.sps@unimi.it .
E infine, nuovo consiglio per lettori fini. Suggerisco per chi coltivi letture
sulla Resistenza, sul Partito d’Azione, su Milano, sulle memorie familiari e
sulle persone per bene, questo prezioso “Perché resistemmo, perché resistiamo”.
Ha il patrocinio dell’Anpi milanese. E’ il racconto di Gildo Gastaldi scritto
con amore dai figli Claudia e Maurizio. Gildo Castaldi fu intellettuale e
scienziato antifascista. Diresse il Cln di Pavia, andò a Modena e quindi nella
meglio Milano che si possa immaginare, quella delle speranze degli anni
cinquanta-sessanta, dove divenne amico di Strehler partecipando all’avventura
del Piccolo Teatro. Claudia e Maurizio parlano dell’oggi spiegando il loro
legame con gli ideali del padre. Ricco e delicato. E ora vi saluto. Domani vado
a Senigallia per l’assemblea nazionale di Libera. Tranquilli, vi saluto il
prete santo.
Nando
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