Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Arrivederci Stromboli. Addio grande Cardinale. Addio Marco
Giornata che non è bella. E non perché sia appena rientrato
da Stromboli. E’ vero, l’isola negli ultimi giorni si è riscattata. Il vulcano
ha ripreso a tuonare da far paura e mandare lapilli in cielo a tutte le ore, e
nuvole grandi di colori diversi a seconda dei crateri da cui partivano. Ha avuto
una presenza più ravvicinata del solito, è entrato quasi in casa. Ieri la
biondina ha appena fatto in tempo a mettere le tazze del caffelatte sul
terrazzino e già vi galleggiavano le ceneri che scendevano dal cielo, sicché
abbiamo spavaldamente bevuto le ceneri del vulcano. E’ vero, l’acqua è stata
finalmente blu limpida e con poche meduse e all’imbrunire nuotavi respirando il
profumo di lava mista ai gelsomini. E stamattina l’isola mi ha salutato con un
vento di quelli che ti entrano nella camicia, mettendoti a tu per tu con la
natura e dandoti un senso di onnipotenza. Mi mancherà tutto questo, come
sempre, anche se quest’anno l’ho visto e respirato praticamente dal computer,
bagni esclusi. Ma non è per questo che la giornata non è bella, non per la
pioggia che ci ha accolto a Milano.
E nemmeno perché ieri sera, questioni di luna, non c’era campo per salutare sul
Blog il grande Cardinale, l’uomo a cui (con Borrelli) Milano deve la resistenza
alla barbarie che se la stava ingoiando (e Fede vuol fare un movimento d’opinione…).
Certo, avrei voluto ringraziare quell’uomo che ho avuto il privilegio di
incontrare nel suo ultimo ritiro solo pochi mesi fa, per andargli a dire che
avrei scritto e parlato di giustizia umana e giustizia divina grazie ai suoi
libri e discorsi. E per ringraziarlo di quel che avevo avuto da lui, perché le
persone devono essere ringraziate prima e non dopo. Non è bella la giornata per
un altro motivo: Marco non ce l’ha fatta. Nonostante i nostri incitamenti,
nonostante la lievissima ripresa (e io avevo smesso di incitarlo per pudore),
nonostante l’amore infinito della mamma, la signora Vittoria. Marco, qualcuno l’ha
già capito, è Marco Arnone, giovane economista che ha scritto con Iliopolus un’opera
di riferimento: “La corruzione costa”, edizioni Vita e Pensiero, 2005. Era già
malato da anni quando l’ha scritta. Sembrava baciato dalla fortuna, con quell’entusiasmo
che si portava dai tempi della Rete. Giovanissimo, aveva avuto incarichi di
prestigio al Fondo monetario. Capiva al volo cose complesse. Poi il tumore e
anche un trapianto per scacciarlo. Ha resistito come un combattente per dieci
anni, per lasciare un segno della sua ricerca, della sua passione, che i
frequentanti della mia Summer School l’anno scorso hanno potuto apprezzare
direttamente. Per me è un dolore. Per la biondina che gli voleva bene e mi
chiedeva sempre notizie di lui, pure. Non ci resta che far conoscere questo
economista che invece di pensare a se stesso ha pensato alla crisi morale del
suo paese. E nel pieno dell’ubriacatura berlusconiana ha voluto scrivere un
libro, non di polemica politica, ma scientifico, per dire che la corruzione
costa. Addio, Marco. E forza, se può, Signora Vittoria…
Nando
Next Article"Generale": orgoglio paterno e riflessioni a margine