“Generale”: orgoglio paterno e riflessioni a margine

 

Qui Palermo. Tra un’ora e qualcosa conferenza stampa con
“Ollando sinnaco” a sostegno di Claudio Fava for president. Rinasce la Rete!
Scherzo, naturalmente, ma insomma nei momenti di sbandamento ci si ritrova.
Ieri a Palermo e l’altro ieri a Milano proiezione del docufilm “Generale”, del
regista Lorenzo Rossi Espagnet e della narratrice (ma non solo!) Dora dalla
Chiesa, minore dei Gracchi che sempre più rifulgono. Molto pubblico e molta
commozione in tutti e due i casi. Ma la risposta di Milano è stata
inimmaginabile. Sala Alessi, la più grande del Comune, strapiena di gente in
piedi, la sala collegata pure, gente a sentire l’altoparlante nel cortile, e
molta che se ne è dovuta andare. Coda da prima delle otto di sera, sotto la
pioggia. Una cosa quasi incredibile. Il docufilm è bello davvero. Orgoglio di
padre, tenerezza di padre, sollievo anche di cittadino. Il generale-prefetto è
stato riconsegnato com’era, come la storia ce lo ha lasciato prima di Cossiga,
della Commissione stragi di Pellegrino (che giustamente Armando Spataro, nella
presentazione, ha definito come “la più grande agenzia di depistaggio che abbia
operato nelle istituzioni”) e del sedicente “giornalismo di inchiesta”. E
questo senza nulla tacere, a partire dalla domanda di iscrizione alla P2, su
cui Giuliano Turone, che con Gherardo Colombo indagò sulle famose liste, ha
detto parole chiare e convincenti. In più, molte informazioni nuove.
E’ venuta per l’occasione Charlotte, dottoranda di ricerca parigina, che sta
facendo la sua tesi sulla memoria dell’antimafia in Italia. Mi ha detto di
avere finalmente capito la storia del generale-prefetto, che non ne poteva più
di trovare le nostre librerie zeppe di libri sui “misteri” e sui “segreti”,
segreti “commerciali” li ha definiti lei. Mi ha pure chiesto perché gli unici
libri sulla storia di mio padre li ho scritti io. Le ho detto che
fondamentalmente in Italia i carabinieri tirano meno dei magistrati, e non è
solo questione di scontro sulla legalità con Berlusconi. E’ questione di
pregiudizi culturali: sembrano scomparire e poi i rigurgiti arrivano sempre.
Potentissimi.
Nel prossimo post, vi metto l’articolo scritto per Libera Informazione. Che
dice qualcosa in più sul tema verità storica-segreti, a cui ho dedicato il mio
intervento di ieri sera a Palermo. Intanto grazie, grazie di cuore per tutti i
messaggi ricevuti per il 3 settembre (centinaia!!). Mi spiace solo che
l’abitudine di non firmarsi (ma perché, sacripanti???) mi abbia tolto la gioia
di identificare la metà dei mittenti…
P.S. Ho deciso di deliziarvi per un po’ di giorni chiudendo i miei sapidi post
con pillole di “giornalismo di inchiesta”. Ecco la pillola n.1. Forse
Berlinguer fu avvelenato sul palco del comizio a Padova! Perché nessuno
intervenne a soccorrerlo? Perché nessuno lo fermò nello sforzo di parlare? Che
cosa c’era davvero nel bicchiere
d’acqua che gli venne dato a un certo punto? Chi trasse giovamento dalla morte
misteriosa del leader dell’eurocomunismo? L’Unione sovietica o Bettino Craxi?
Purtroppo nessuno ha mai indagato sulle ragioni per cui non fu fatta
l’autopsia…

 

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