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Clamoroso! Ecco le scuse di Formigoni (della serie: ogni tanto si riscattano…)
Ecco le pubbliche scuse
di Roberto Formigoni al popolo lombardo. Ricevute e lette da me medesimo al
Forum di Assago, all’incontro di Libertà e Giustizia addì 24 novembre 2012.
“Io vi chiedo scusa. Scusa per i torti inflitti alla grande terra lombarda e
alla sua gente. Per avere governato milioni di persone, metropoli tentacolari e
valli filiformi, laghi luminosi e paesini intinti nella nebbia, facendo degli
interessi di parte la mia bussola suprema. Per avere creato un regno senz’altra
legge che quella del potere, dove il senso del decoro è stato costretto a
inchinarsi senza fine al senso dell’impunità.
Mi pento con tutto me stesso per avere costruito o lasciato costruire un sistema
in cui l’appartenenza ha potuto infinitamente più del merito o del talento,
umiliando i sacrifici e i titoli di migliaia di professionisti e mortificando
le attese e i bisogni dei cittadini che con speranza si rivolgevano al pubblico
servizio.
Faccio atto sincero di contrizione per avere sperperato il denaro frutto del
vostro lavoro e della vostra lealtà al patto fiscale, offrendo prebende e
consulenze, concedendo cariche e sfarzi faraonici mentre si tagliavano pubblici
servizi pensati a vantaggio dei bisognosi o del benessere comune.
Mi scuso con voi, cittadini lombardi, per avere negato per anni e anni e anni
il pericolo della ‘ndrangheta in Lombardia, la sua insidiosa presenza nella
vita pubblica. E per avere purtroppo scoperto assai tardi, e con fanciullesca
sorpresa, che i voti e i traffici mafiosi stavano al mio fianco, nella mia
giunta e nel mio ufficio di presidenza, come mai era accaduto, assumendo con
fierezza il volto delle istituzioni.
Mi scuso per avere avallato nomine di affiliati o di buoni amici dei clan
calabresi alla guida di Asl importantissime, nonostante voi mi aveste
ripetutamente messo in guardia sulla loro identità. Per avere sfregiato il
patrimonio di reputazione della sanità lombarda costruito sul lavoro di
generazioni di medici e infermieri, di impiegati e di tecnici in camice bianco.
Vi chiedo di perdonarmi per avere irriso alla questione morale e avere violato i
costumi civici che dai Verri agli Sciesa, dai partigiani agli Ambrosoli e ai
Mauri, hanno illuminato la vita pubblica di questa regione. Per avere invece e sistematicamente
invaso con la mia morale personale i luoghi più intimi e inaccessibili della
morale vostra e delle vostre famiglie.
Mi scuso per avere intimidito la libertà di cronaca e di opinione minacciando
di sanzioni giudiziarie i giornalisti dall’alto della mia carica, mostrando
pubblicamente di tenere in dispregio un cardine prezioso delle libertà
democratiche.
Mi pento di avere trattato voi, proprio voi miei governati, come persone
incapaci di intendere e di volere offrendovi ogni volta spiegazioni surreali e
ardite delle mie più discutibili condotte.
Chiedo scusa infine ai cittadini credenti per avere tanto svillaneggiato la
virtù evangelica dell’umiltà, per avere provato insofferenza per l’esercizio
del suo magistero nella città di Milano di uno dei più grandi uomini di chiesa
del novecento. Per avere rinnegato le tavole della legge e avere adorato il
vitello d’oro.
Per tutto questo mi pento, chiedo perdono e faccio pubblico atto di contrizione
al cospetto di voi e del Signore onnipotente.
Il vostro
Roberto”
Nando
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