Italia da pazzi/2. La neve come autobiografia della nazione

 

La neve, la neve. Ancora una volta bloccati dalla neve. Non
dalla più grande nevicata dell’ultimo millennio. Ma da una normale nevicata,
dalla “soffice coltre di neve” indicata al mattino da Qui, Quo e Qua allo zio
Paperino su un Almanacco natalizio di più di mezzo secolo fa. Treni in tilt,
soppressi senza vergogna, autobus e tram lo stesso. Per una normalissima neve
che fa parte delle usanze dell’ Italia
del nord (ma non solo, si pensi ad “Amarcord”); annunciata da una settimana, il
tempo che basta a fare evacuare New York. Che dire? Cialtroni, sempre
cialtroni, fortissimamente cialtroni.
Ne abbiamo parlato ieri mattina anche nel corso post-laurea sugli scenari
internazionali della criminalità organizzata. La relatrice, Alessandra
Ballerini, l’avvocato che doveva portare una testimonianza sulla fine che fanno
i diritti umani nel network criminale dei traffici di persone, è dovuta
rimanere a Genova. Fatta salire, tenuta con masse di derelitti sul treno per
un’ora, e poi fatta scendere con l’annuncio definitivo: non c’è  nessun collegamento ferroviario con il nord.
Con il nord! Per una nevicata. E il bello è che a chi telefonava per sapere
qualcosa prima di avventurarsi sui treni (anche dopo avere saputo da me le
notizie genovesi), continuavano a dire che la situazione era normale. Certo che
si poteva partire; così il malcapitato iniziava il suo calvario. Non hanno
neanche il coraggio di dire: siamo degli incapaci, proprio non ce la facciamo a
fare viaggiare i treni quando nevica, siamo italiani, che volete? Quanto ai
tram e agli autobus milanesi, non ne parliamo. Scene da sabba l’altro ieri. I
tram erano così rari e pigiati che ci si spingeva dagli scalini d’ingresso per
salire, sapendo che poteva essere l’ultima speranza per mezz’ora. E a quel
punto, temendo di non riuscire a scendere, la gente nemmeno si sedeva. Così lo
spettacolo era surreale: tutti pigiati in piedi e i posti a sedere vuoti, mai
visto in vita mia.
Fatto sta che ieri sono arrivato a piedi a lezione, non essendo passato alcun
autobus in mezz’ora (o meglio, su un
tram sono salito rincuorato, ho timbrato il biglietto, e quello si è bloccato
prima della prima fermata: rotto). Così ho posto il problema dei problemi: come
può sconfiggere la mafia uno Stato che non sa fronteggiare una nevicata? Pensateci,
la cosa è meno banale di quel che può sembrare. La neve è immobile nella sua
sostanza, è fatta da millenni sempre nello stesso modo, dunque perfettamente
conosciuta, nessuno può dire “sono cambiati i capi”, “ha nuove strategie”, “è
molto più potente”. La neve annuncia i suoi comportamenti molti giorni prima.
Non fa agguati improvvisi, è perfettamente prevedibile: sai quando, come e dove
arriva. E ancora: la neve non ha capacità di reazione. Non è che se vede che la
stai fronteggiando in Piemonte si mette a cadere in Veneto, così come i
narcotrafficanti cambiano le rotte. Già. Il fatto è che ci si misura sempre con
lo stesso senso della funzione pubblica, con lo stesso rispetto dei bisogni e
diritti altrui, con la stessa intelligenza strategica, con la stessa certezza
di impunità…Vedi un po’ a cosa ti fa pensare la neve..

 

Leave a Reply

Next ArticleItalia da pazzi/3. Il sequestro dei pesciolini rossi