Quirinale 7+. Una bella lezione, ma senza professori…

 

Viva dunque l’anno nuovo. Inizio questo post che sono ancora
saldamente entro il primo giorno del 2013 (ore 23.45). Anno nuovo felice per il
blog medesimo, che all’ora di pranzo ha superato le 700 visite in contemporanea
(tranquilli, non passo la giornata a controllare le presenze, se avessi questo
tempo mi sarei già scatenato su fb). Anno nuovo ben introdotto da Giorgione
Napolitano con il suo discorso di ieri sera. Ognuno può averci trovato le
pecche che vuole, e una la citerò anch’io. Però il discorso è stato felicemente
chiaro su alcuni punti che mi premono molto. A partire dagli immigrati: il
diritto di cittadinanza per chi è nato ed è cresciuto qui, la possibilità di
vivere in questo paese senza l’incubo di esserne sbattuti fuori appena
raggiunta la maggiore età. Bello l’appello ed emozionante anche il tono. Idem
per il riferimento alle condizioni degli stranieri nei cosiddetti centri di
accoglienza. Ottima la tesi del legame indissolubile, che è un mio pallino (e fu
un mio pallino anche da candidato sindaco vent’anni fa…), tra sviluppo
economico e sviluppo civile. Sacrosanto in questo quadro lo sdegno per il
femminicidio, che è equivalso a un signorile calcio nel sedere al parroco di
Lerici, quel prete sensibile che ne ha incolpato le donne. Come se gli
ammazzamenti in famiglia, delle figlie o delle ex fidanzate dipendessero dalle
gonne troppo corte.
E altre cose ancora mi sono piaciute, compreso l’accenno doppio a) al dovere
dei partiti di tenere alte sul piano morale “la qualità delle liste” e b) al
pericolo della criminalità organizzata, che va contrastata “non soltanto nel
meridione”. Ecco, se occorreva un “combinato disposto” per escludere per
ragioni etico-politiche la ex assessore milanese Bruna Brembilla dalle prossime
liste del Pd, ce l’ha dato nientemeno che il presidente della Repubblica.
Che cosa mi è mancato? La parola “scuola”. Sbaglierò, ma non l’ho sentita. Chi
mi conosce sa che sogno da almeno un decennio una notte di capodanno in cui il
presidente della Repubblica pronunci un ringraziamento solenne, sentito,
commosso, agli insegnanti della scuola pubblica. Non a tutti, non ai lavativi,
ma a quella cospicua minoranza che ha tenuto e tiene in piedi da decenni il
senso della legalità. Colonna, insieme con magistratura e forze dell’ordine,
della lotta contro la mafia. Io ne conosco tanti di questi insegnanti che fanno
l’impossibile per costruire un paese civile, con uno stipendio modesto e che in
certe città è quasi di fame, causa il costo della vita. In lotta, prima che con
la mafia, con i modelli culturali televisivi e con la maggioranza delle
famiglie. E poi anche con i loro colleghi disfattisti. Ne conosco tanti, dalla
provincia di Varese fino a quella di Catania, ci sono professoresse che ho
conosciuto ragazze trent’anni fa e che oggi sono in vista della pensione e che
non hanno mai mollato. A tutti questi insegnanti vorrei che venisse detto
grazie davanti al paese. E siccome non gli viene detto mai, oggi addì 1 gennaio
2013 anticipo il discorso che terrò dal Quirinale nel 2027. Grazie, care
professoresse! Grazie cari professori! L’Italia, grata, è fiera di voi. Inno nazionale
e dissolvenza.

 

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