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Cattolici de che? Il 30 per cento di Bersani e il Padrino che vuol portarmi a processo
E iniziano le cialtronate da campagna elettorale. Adesso ci
si inventa che Albertini rappresenterebbe
meglio di Ambrosoli il mondo cattolico. Ma che fesseria! Fateci caso, ci sono
due parole che attraversano ormai il nostro dizionario politico con somma impudicizia.
Una è “moderato”. Chiunque si opponga alla sinistra è moderato. Anche se vuole
spaccare in due l’Italia, anche se accusa i giudici della Repubblica di essere
dei brigatisti, anche se invita a non pagare le tasse nel bel mezzo di una
festa della Guardia di finanza. Anche se va a chiedere i voti a chi ha fatto le
peggiori stragi della storia recente. La seconda parola è, appunto, “cattolico”.
Ma cattolico de che? Se c’è un candidato alla presidenza della Regione
Lombardia di profonda cultura cattolica, che ha fatto lo scout e viene da
famiglia cattolicissima, questo è Umberto Ambrosoli (“Umberto” per gli estranei
…). Ormai credo di avere capito il transfert semantico. “Cattolici” per quelli
di destra sono i ricchi che vanno in chiesa e vogliono che lo Stato finanzi le
scuole private. E sono ancor più cattolici coloro che nel segno della croce
fanno gli affari. Ma perché non lo dicono? Non ci posso pensare che la
gerarchia (cattolica) ha continuato a far votare B. anche dopo che aveva detto
le sue barzellette blasfeme in pubblico. Anzi, a un pubblico di suoi
parlamentari ridenti. Che cosa non si fa per un pugno di dollari…Una volta si
chiamava simonia…
Monti presenta il suo simbolo. Ha mantenuto sobrietà anche sulle qualità
immaginifiche del grafico. Nel Pd lombardo c’è una mezza rivolta. Dopo le
rivelazioni di ieri sera sulle liste vere, si è capito che le primarie andranno
in soffitta rapidamente. Attendo le conferme, ma se è vero che in Lombardia il
30 per cento dei sicuri (altro che il 10…) li vuole scegliere Bersani, se è
vero che il segretario regionale si candida in testa di lista senza essere
passato per le primarie, non va davvero bene. E resta ancora il nodo delle candidature
da evitare a ogni costo, se si vuole andare a testa alta.
I blogghisti sanno che cosa penso della candidatura dei magistrati antimafia.
Un elemento di riflessione mi è venuto però l’altra sera a cena da un’amica
palermitana: “dite quello che volete”, ha spiegato infervorata, “ ma io almeno
so di votare una persona pulita, altre certezze non ne ho su nessuna lista”.
Ecco la debolezza della politica. Comportarsi come lo Stato complice dal 1861.
Un po’ con l’antimafia, un po’ con la mafia. Serva di due padroni. Cambia la
misura ma il principio non lo demolisce nessuno.
Intanto il 10 si terrà a Roma il giudizio se procedere nei miei confronti per
diffamazione. Tempo fa denunciai sul “Fatto” che alla stazione centrale di
Milano, scendendo dalla Freccia rossa, i viaggiatori trovassero a dar loro il
benvenuto le insegne immense de “Il padrino” con la sua pasticceria siciliana.
Una vergogna di immagine che non sarebbe stata consentita né a Palermo né a
Catania. Poi le strutture sparirono. E il vostro Anfitrione, che non ha due
padroni, viene trascinato a processo dal “Padrino”. Istruttivo, no?
Nando
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