Distratti, modesti. O eroi di cartapesta. E l’onda di popolo per Ambrosoli

 

Grazie, grazie, grazie insigni blogghisti che subito mi
avete avvisato che Piero Dorfles aveva presentato “Buccinasco” a “Per un pugno
di libri” ieri su Rai3. Queste sì che sono soddisfazioni, soprattutto vedere
accoppiato il proprio (e di Martina) libro a Balzac, hai detto un fìnfero. Bella
anche la riflessione sulla classe dirigente di Buccinasco. Senza astio e senza
ira: “distratta, modesta”. Con un’altra classe dirigente, parole sue, tutto
questo non sarebbe accaduto. E’ quello che si può dire a livello nazionale. Sto
scrivendo per il nuovo dizionario di mafia e antimafia (Gruppo Abele edizioni)
la voce “Storia del movimento antimafia”. Be’, devo dire che ripassando tante
vicende grandi e piccole, drammatiche e meschine, si prova esattamente la
sensazione di una grande, immensa galleria delle mediocrità nella quale viene
costretta a passare la vita pubblica del paese. Non solo o tanto orchi
complici, mandanti occulti e sanguinolenti, ma folle di mediocri personaggi
disposti per spontanea vocazione del sistema nei posti di responsabilità. A
Trapani come a Catania, a Locri come a Palermo, a Caserta come a Roma. Voltati
dall’altra parte, incapaci di capire, suscettibili, e arraffini quant’è giusto.
Doppi, come giustamente ha detto Scarpinato ricordando l’anno scorso Paolo
Borsellino: pronti a omaggiare gli eroi e a praticare il vizio che scava la
solitudine degli eroi.
A proposito di eroi. Faccio un pubblico appello a non crearne di cartapesta,
per favore. Certo stiamo accanto a chi rischia, ma a chi rischia davvero. Gli
insulti non sono minacce. Io, forse perché ci sono passato e ne ho conosciuti
diversi, non sento il bisogno di avere nuovi eroi. Sento invece il bisogno di
misura. Di coraggio riflessivo.
Ma ora allegria, andiamo in montagna. Al Monte dei Paschi, per esempio. Se fosse
il partito di B. il Pd griderebbe alla giustizia a orologeria; che ci risparmi
la sceneggiata in fondo gli fa onore. Ma intanto sarebbe bene capire che cosa è
successo davvero. E quello che ci ho capito finora non mi piace per nulla. Però
intanto mi sono convinto fortissimamente di una cosa: che se questo è il paese,
be’, allora cari amici bisogna fare un tifo sfegatato per Ambrosoli (Umberto
per gli estranei), con tutte le forze bisogna portarlo alla vittoria. Senza
pretenderla da lui, da un Nembo Kid che non esiste da nessuna parte. Deve
essere la nostra voglia di pulizia che lo porta a vincere, come un’onda. Siamo noi che dobbiamo vincere votandolo. Et de hoc
satis (per stasera).
P.S. Lunedì sera alle 21 all’Ostello Bello grande presentazione de “L’impresa
mafiosa. Tra capitalismo violento e controllo sociale”, Cavallotti University
Press. Con l’autore-me-medesimo interverrà Lillo Garlisi, editore di genio,
Andrea Riscassi, giornalista di razza internazionalista, e Martina Mazzeo, mia grande
allieva che ha curato la bibliografia. E così si spiegherà un progetto
didattico che mi piace assai. Vi aspetto, capace che ci esce un bicchiere di
frizzantino…(per il pubblico, astenersi i portoghesi).

 

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