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Carmela, la guastafeste di Buccinasco
Il Fatto Quotidiano, 3. 2. 13
Buccinasco e i clan. Se qualcuno pensa che si tratti di una
fama immeritata, che un pugno di ‘ndranghetisti ci abbia fatto i suoi affari come
un corpo estraneo, be’, si ricreda. Vi si trova un’aria intrisa di ambiguità.
Che mi era stata ben raccontata. Ma che ho colto sempre meglio da quando è
uscito Buccinasco. La ‘ndrangheta al nord,
il libro che ho scritto con Martina Panzarasa. Subito ho scontato la presa di
distanza più ufficiale sul sito del Comune, firmata dal sindaco di centrosinistra.
Così suggellata: “Non basta essere calabresi e neppure portare un cognome per
essere un poco di buono”. Non l’ho mai detto, ovviamente. E mi resta la curiosità
di conoscere quale sarebbe il “cognome compromesso”. So solo, per lunga esperienza, che ho
incontrato la più classica reazione delle città e dei paesi del sud che
finiscono in inchieste di mafia: falsificazioni dei contenuti (a volte
virgolettandole), turpiloquio assessorile e minacce di querele a largo raggio.
Copione rispettato, dunque. Più attacchi (scritti e nominativi) contro il libro
in pochi mesi che contro i clan locali in molti anni.
Non lo racconterei, però, se accanto non si fosse andata svolgendo un’altra
storia, più importante. Finisce infatti sotto accusa una ex consigliera comunale del Pd, amministrazione 2007-2011,
Carmela Mazzarelli. Essendo l’unica persona di Buccinasco ringraziata nella
prefazione del libro, la si sospetta subito di essere la principale fonte
informativa. Come se non ci fossero quintali di atti giudiziari. Carmela è una
donna tosta. Lucana, di Lavello dove una bisnonna pasionaria procurò ai
discendenti la nomea della “famiglia dei socialisti”, per anni ha battagliato
cercando di capire il senso degli atti amministrativi sospetti, e del silenzio
che li circondava. Abituata a studiare tutto, e irriguardosa verso le “lealtà”
di partito, si è caricata il ruolo di guastafeste in una cittadina dove di
accordi da guastare ce n’erano a bizzeffe. Ma ha forza, non si tira indietro.
Così, benché vicepresidente provinciale del Pd, il partito di Buccinasco le ha
negato la tessera. Una vicenda che ha dell’incredibile, e che è stata
raccontata recentemente nel suo blog dalla giornalista Marina Terragni.
Ma Buccinasco non sta nel deserto. Sta in un sistema che avvolge gran parte
dell’area sud-ovest di Milano. Per questo è coinvolta in pieno dall’appello a
Bersani di alcuni esponenti antimafia
del Pd milanese (tra cui il sottoscritto) a non candidare l’ex assessore
provinciale ed ex sindaco di Cesano Boscone Bruna Brembilla, intercettata dai
carabinieri dei Ros mentre sollecita il voto di “quelli di Platì” (Buccinasco è
appunto “la Platì del nord”) parlando con personaggi vicini ai clan. Carmela
Mazzarelli sostiene con forza le ragioni dell’appello. Mentre Brembilla
definisce pubblicamente i sottoscrittori “corpi impazziti” del partito e un ex
assessore di Buccinasco mi indirizza una lettera aperta di insulti, lei riceve
una lettera agghiacciante dal vicesindaco di Cesano Boscone, amica di
Brembilla. Che si conclude così: “Di giustizialisti ne è piena la
cronaca…spesso anche di come sono finiti giustiziati”. A Buccinasco la
temperatura politica si alza ulteriormente pochi giorni dopo, quando viene
presentato a Milano il rapporto della commissione parlamentare di inchiesta sui
rifiuti in Lombardia. Un rapporto impietoso, che conferma in tutto la denuncia
del libro. Ma falso anch’esso, si sostiene, visto che “nelle commissioni
parlamentari ci sono un sacco di inquisiti”.
Martedì scorso all’imbrunire Carmela si trova su un’auto con Francesca
Santolini, locale cronista del “Giorno”. Stanno andando a Milano. A una rotonda
di Assago un furgoncino si avvicina, la cronista vede un mitra attraverso il
finestrino, prova a scartare, il furgoncino stringe e mentre Carmela cerca di
capire se davvero ci sia dentro un’arma, il mitra compare dal finestrino al suo
fianco e inizia a sparare contro il suo vetro. Nell’auto è terrore. Quando
finisce la scarica le due donne si trovano vive senza un graffio. Si
precipitano dai carabinieri. E’ stato l’avvertimento “finale”? Hanno sparato a
salve? Scrive “Omnimilano” che hanno usato una mitraglietta softair, “un gioco molto di moda tra i giovani basato
sulla simulazione di guerra con armi giocattolo”. Già, forse giocavano. Lo
rilancia subito sul suo blog, senza commenti, il vicesindaco di Buccinasco.
Così pure la presidente del consiglio comunale.
Accade spesso, dice radio-fante, che da quelle parti arrivino ragazzotti con armi giocattolo e si divertano. Peccato che non ce ne sia un solo precedente. Peccato che il furgoncino abbia puntato con manovre pericolose proprio la loro auto. Peccato, ancora, che il mitra non fosse a salve e che abbia sparato con proiettili di gomma, di cui sono rimasti chiari (e impressionanti) i segni sul finestrino alla destra di Carmela. Sui blog degli amministratori intervengono anonimi che la dileggiano, accusandola di farsi pubblicità. E’ tutto per far vendere un libro sulla ‘ndrangheta, commentano sprezzanti. Molti amministratori e segretari comunali del Pd le danno la loro solidarietà, ringraziano lei e la giornalista per quello che fanno. Finalmente ci si chiede perché questa donna sia stata trattata come una disturbata mentale (sentito dire con le mie orecchie), un po’come i dissidenti nei regimi. Ci si richiede se a Buccinasco la ‘ndrangheta sia più corpo estraneo di lei. Ma certo da questa settimana Carmela è meno sola.
Nando
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