Soddisfazioni crescono, panzane arretrano. Il Sole 24 Ore su “Buccinasco”

Questa è la recensione di “Buccinasco.
La ‘ndrangheta al nord” che è uscita per “Il Sole 24 Ore” a firma di Serena
Uccello, coautrice de “L’isola civile”, bel libro sulla nuova imprenditoria
siciliana. La pubblico perché sia chiaro che le panzane messe in giro sul libro
hanno le gambe corte …Forse è il caso di rassegnarsi. La storia è quella e non
si può cambiare, nemmeno passando le giornate a smanettare su fb.



Il 4 febbraio quindici persone vengono
condannate all’ergastolo per tre omicidi. Non tre omicidi ‘qualunque’
ma
tre omicidi di mafia, anzi di ‘ndrangheta. Accade in Lombardia.
Il 5 febbraio il tribunale condanna persino, tra gli altri, un ex giudice del tribunale
di Reggio Calabria. Anche questo accade in Lombardia.

I due episodi sono solo i più recenti.
La parte più recente cioè di quanto succede da anni, quotidianamente, non
nell’ultimo decennio, né nell’ultimo ventennio, ma almeno dagli anni cinquanta.
Un’evoluzione raccontata con attenzione alterna. Il periodo che stiamo vivendo
è sicuramente un periodo di attenzione mediatica alta. Nell’ultimo anno di
‘ndrangheta al Nord si è infatti scritto con una certa continuità. Spesso però
il racconto si è, a proposito e giustamente, concentrato sull’enormità della
cronaca. E’ così mancato un tassello. Lo snodo per comprendere come è potuto
succedere che la ‘ndrangheta sia penetrata così a fondo nella struttura
produttiva della Lombardia, nelle imprese, nella pubblica amministrazione,
nella società.

Questo tassello si chiama Buccinasco,
perché Buccinasco è la "Platì" del Nord. E "Buccinasco – La
‘ndrangheta al Nord" è anche il titolo di un libro scritto da Nando Dalla
Chiesa e da Martina Panzarasa. Nato da una tesi di ricerca, il libro è
un’inchiesta storica che ricostruisce i passaggi di questa colonizzazione
elaborando in questo modo un percorso di comprensione completo, al termine del
quale, con le risposte e le spiegazioni, muterà pure il nostro sguardo rispetto
a quanto osserviamo ogni giorno (come ad esempio, a lettura completata,
guardare in modo neutro la massiccia cementificazione dell’hinterland milanese
e non solo milanese?).

In questo sta la potenza del libro,
nella capacità di mutare la nostra capacità di osservazioni, nel mettere in
moto la macchina delle domande, nell’attivare connessioni. Senza avere il tono
eccessivo e fuori misura di un certo giornalismo scandalistico (spesso
autoreferenziale) il libro riesce, proprio per questo, a scandalizzarci nel
profondo con il ritmo della ricostruzione storica e della trattazione
scientifica. Così quanto ci svela è ancora più implacabile, quindi più
scandaloso. Inconfutabile in quanto strutturato sul passo fermo della
documentazione.

 

Buccinasco è il micro cosmo giusto modello da studiare. E’ qui che si compie il paradosso del colonialismo rovesciato. "Si assiste – scrivono Dalla Chiesa e Panzarasa – quasi allibiti (intellettualmente, prima che moralmente) a un processo di colonizzazione in cui il ruolo di colonizzatori viene assunto da un gruppo di piccoli paesi a economia agropastorale. Africo, San Luca, Platì, Siderno, Locri, Bovalino, Melito Porto Salvo, Rosarno, Sinopoli…Sono questi comuni di poche migliaia di abitanti che assoggettano gradualmente territori vasti quanto una nazione; aree caratterizzate da un’economia progredita e da una ricca storia civile, oltre che dotate di una propria lunga rappresentanza politica ai vertici dello Stato, da Cavour, Minghetti e Depretis fino a Craxi, Prodi e Berlusconi…" 

Ma Buccinasco, "un tempo niente piú che un piccolo gruppo di cascine", è il "vecchio" mondo da cui ricominciare. Racconta il collaboratore di giustizia Saverio Morabito: "Mio padre ci aspettava, aveva riunito la famiglia, ci aveva portati a Buccinasco che all’epoca si chiamava Romano Banco: quattro case, non come Platì, ma quasi. Ho capito in fretta che non era proprio un mondo nuovo quello che andavamo a scoprire". La campagna di Buccinasco, gli "orti", è la medesima appena abbondanata, in più può essere "conquistata", diventare il punto di partenza di un nuovo tesoretto, di una nuova accumulazione. E’ cominciato tutto così, lontano, molto lontano nel tempo.

 

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