Un sogno nello zainetto. I ragazzi senza età di Beppe il mandrogno

 

Il Fatto Quotidiano, 10.2.13

Diverso sarà lei, altro
che i nostri ragazzi. Sembra una parola d’ordine. Castellazzo Bormida, quasi
cinquemila abitanti in provincia di Alessandria. Una giornata che rigurgita di
sole e un educatore speciale che tra due settimane avrà il sospirato patentino
di allenatore per squadre fino alle serie D. A voi Beppe Ravetti, trentacinque
anni, i riccioli e il viso da statua greca.
Lavora allo “Zainetto”. Così si chiama il centro diurno per disabili di Ovada
dove fa l’ operatore socio-sanitario. Una autentica vocazione, visto che aveva appena
17 anni quando iniziò a lavorare da volontario nel settore. Si dedica a diciassette
“ragazzi”, come lui e i suoi colleghi chiamano i disabili ospiti, che vanno dai
venticinque a oltre i sessant’anni. Il centro è letteralmente un vulcano. Attività
sportive, dall’ippoterapia all’atletica al nuoto estivo in piscina. E poi
laboratori: artistico, di alfabetizzazione, di cucito. E danzaterapia. Con una
cura tutta speciale ai valori dell’autonomia e dell’igiene. Ravetti inventa per
i ragazzi ogni forma di coinvolgimento, sforzandosi di offrir loro una finestra
sempre aperta sul mondo. Anzi, di farli partecipare al racconto del mondo. Per
questo ha fondato e presiede una associazione di nome “Andeira”, che nel
dialetto acquese indica un particolare tipo di andatura, e che è anche una
canzone degli Yo yo Mundi, il famoso gruppo musicale, tra i sostenitori più
assidui del centro. Dal 2010 “Andeira” mette insieme diversi centri diurni
della provincia alessandrina. Ne è nato un bel mensile, interamente fatto dai
“ragazzi” . Ognuno descrive o racconta qualche fatto, o esprime opinioni. Poi
il materiale confluisce a Castellazzo Bormida, portico e piazzette vecchio
Piemonte. Alla fine esce il giornale, sedici pagine. Cinquecento copie che a
ogni numero sembrano pronte ad andare per il mondo come il pensiero.
Esattamente come le parole che vengono pronunciate ogni martedì mattina dalle
10.30 alle 12 nel laboratorio radiofonico, quando quelli dello “Zainetto”
conducono
in diretta “Diversi da chi?”, il programma che tengono presso Radio S. Paolo di
Castellazzo Bormida (frequenza 87.8) leggendo notizie, ricette, l’oroscopo,
interviste e facendo anche un gioco a quiz, dove il vincitore riceve in regalo
un oggetto realizzato da loro. “Non vedono l’ora che arrivi, quel martedì. Lo
aspettano tutta la settimana, si immaginano le interviste, il contatto con il
mondo esterno”.
Mica facile tenere in piedi tutto questo quando la crisi falcia la spesa
sociale. Per questo a Ovada è stato inventato anche il trofeo calcistico “lo
Zainetto” per raccogliere fondi. Scendono in campo dj e giornalisti di Sky in
partite che sono ormai eventi cittadini. Nel 2011 si riuscì addirittura a
organizzare un partitone tra la nazionale dei giornalisti Sky e vecchie glorie
di A e di B, compreso l’ex capitano della Sampdoria Luca Pellegrini.
Beppe guida l’auto e contempla la pianura intorno. “Do tutto me stesso a
questo lavoro, ci perdo anche dei soldi, e non è che siamo ben pagati. Però mi
creda, ogni volta che qualcuno dice bravo a me o a un ragazzo è come guadagnare
500 euro”. Da qualche tempo con “Andeira” ha iniziato a chiamare qualche
personaggio esterno, per farlo parlare con i ragazzi. I quali si assiepano allora
educatamente intorno all’ospite, visibilmente preparati all’incontro. Lui e
qualche collega ne hanno anche portato alcuni a Palermo, a trovare Agnese e
Manfredi Borsellino. “Un’esperienza commovente, indimenticabile”.

 

Tu diresti che il Beppe dopo questo consumo di energia voglia godersi il proprio tempo libero. Errore. Perché quando finisce con questi ragazzi, ce ne sono altri che lo aspettano. Molto più piccoli. Nati tra il 2003 e il 2004. Che chiama pure ‘ragazzi’ come si conviene a un allenatore che voglia dare la carica ai suoi giocatori, nel caso i pulcini del Castellazzo Bormida. Li guida, li consiglia. Li scruta:  i loro sogni dietro il pallone, il sudore che invece di farsi odore si fa poesia. “E’bellissimo allenarli, si entra nella loro vita. Penso a quando qualche bambino ha problemi in famiglia, e si vede subito; e allora si chiede con delicatezza alla squadra di aiutarlo e la squadra lo fa, e non lo fa pesare. E’ stupenda questa intesa che va dal campo a fuori e viceversa. Che cosa mi piace di più di questo stare con loro? Ci rivedo me bambino, quella forza, quell’entusiasmo, il sogno di diventare un campione. Anche se io sto molto attento a dirgli‘sembravi Balotelli’ o ‘ti sei tuffato come Buffon’. Perché l’ho visto: poi si montano la testa e non fanno più le cose semplici. Meglio elogiarli per quello che sono. E le assicuro che ogni loro piccolo miglioramento mi dà tantissimo”
L’operatore socio-sanitario, educatore, allenatore, presidente, giornalista, parla dei sogni altrui, ma capite con chiarezza che a sognare è lui. Non ha bisogno della luna sugli orti e nemmeno del profumo delle zagare o del mare o dei monti. Basta dargli dei “ragazzi”, qualunque età abbiano. E lui sogna.


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