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L’equilibrio del terrore e le polemiche antimafia. E naufragar m’è dolce in questo mare
Gnafà. Così direbbero a Roma del tentativo disperato di
Bersani. Il paese ha bisogno di un governo vero, ha l’economia e le amministrazioni
locali alla canna del gas ma sembra che saperlo non serva a niente. Così i giochi
della politica andranno avanti verso soluzioni inverosimili, tenendo conto prima di tutto degli equilibri raggiunti.
Disperanti per l’opinione pubblica ma in fondo -e incredibilmente- da difendere
per i partiti, ciascuno dei quali teme che nuove elezioni gli facciano perdere
posizioni. Lo teme, nonostante tutto, B., che vede all’orizzonte il fantasma di
Renzi. Lo teme il Pd, che vede nuove settimane di galoppata elettorale dello
stesso B. Lo teme pure Grillo, che sa che verrebbe punito per avere chiesto voti
inutilizzabili per il cambiamento (quello possibile) della politica. E’ l’equilibrio
del terrore.
In questo clima lo scontro su Grasso-Caselli rischia di lasciare macerie morali
ovunque. Lo scontro ci fu. Caselli subì un’ingiustizia immensa. Caselli è stato
un eroe, ma Grasso non è un lestofante. Oggi sul Fatto Domenico Gozzo,
sostituto caselliano dei tempi e attualmente procuratore aggiunto a
Caltanissetta, ammette che sarebbe stato meglio lasciarsi queste cose dolorose
alle spalle. E invece ci riesplodono come cose nuove, quando se uno prende “Un
magistrato fuori legge” (Melampo editore), pubblicato nel 2006, ci trova già
tutto. Esattamente come trova già tutto su Buccinasco se prende le annate di Omicron
di Lillo, Gianni Barbacetto e del vostro Anfitrione (1997 e seguenti), come ho
constatato su una recente tesi di laurea. Sembriamo condannati a una cupio
dissolvi che ci punisce appena osiamo alzare la testa dalle nostre sconfitte. A
volte non ci si rende conto che per vincere queste dispute, che a diritto
scaldano i cuori, si perde tutti insieme, in un grande naufragio collettivo.
Chi ha esperienza vera di antimafia, chi conosce il ritorno di queste vicende
nei decenni, lo sa bene. Ed è per questo che non cedo nemmeno per un secondo
alla tentazione di mettermi a mia volta a polemizzare in pubblico con qualche
esponente del movimento che ha deciso per ragioni tutte sue di scegliermi come
bersaglio delle sue accuse neanche troppo oblique. La gente ha il diritto di
vedersi risparmiare questi spettacoli (come dimenticare la polemica, pure
quella ci mancava, tra Boccassini e Ingroia?). Il protagonismo acceca più di
Dio. Parlerò dunque di chi fa del bene al movimento. E qui scelgo di citare
Ilaria Raucci di Libera Milano. Che crede in quello che fa, e ci si dedica con la
pulizia e la generosità d’animo che sanno avere solo i ragazzi quando non
invecchiano a vent’anni. Che quando parla in pubblico appassiona più di un dirigente
politico e conosce il gusto della verità e l’assunzione delle responsabilità. E
anche il valore del silenzio. Ecco, pensate a questa ragazza sconosciuta, e
ritroverete l’immagine dell’antimafia come la vorremmo. Mondo di speranza e non
di veleni.
Nando
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