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La metafora dello shampoo, la poesia di Iannacci e i miei auguri
Come volevasi dimostrare. La situazione politica precipita
tra ricatti borgeschi e insulti da taverna, con Napolitano ormai pronto alle
dimissioni. Le macerie sono ovunque e non mi sembra che tutti ne tengano conto
quando aprono bocca o pigiano la tastiera. Ripeto ciò che dico ai bambini delle
scuole medie quando devo far capire loro alcuni elementari principi: posso
lasciarmi i capelli bagnati dopo lo shampoo e uscire per strada in luglio,
perché è bellissimo farseli asciugare dal sole; ma se faccio la stessa cosa in
gennaio mi prendo la broncopolmonite. Non dovrebbe essere così difficile
capirlo.
Così come dovremmo capire tutti che con Jannacci perdiamo un tenero poeta, che
è anche stato -così assicurano suoi colleghi- un ottimo medico. Persone così,
purtroppo, vengono riscoperte quando non ci sono più, perché non stanno sulla
cresta dell’onda ma hanno quel gusto irriducibile della profondità, della
bellezza che non si sbriciola sotto l’usura del tempo. Mi andrò a riprendere
appena possibile le sue canzoni, ne ricordo una (“sfiorisci bel fiore”,
cantava) che era un capolavoro di malinconia, mi metteva i brividi a quindici
anni.
Lavoro intanto ai miei progetti editoriali, che qui -ahimé- ancora svelar non
posso perché vedo ormai che è tutto un arraffa-arraffa di idee. Te la sento
esporre, te la prendo io, la realizzo di corsa (e quindi male) e quando arrivi
tu sei già in ritardo, ne ha scritto appena ora quell’altro. Posso solo dirvi
che un progetto vedrà una mia performance individuale, l’altra vedrà invece la
collaborazione creativa e competente di tre giovanissime: la ormai nota Martina
di “Buccinasco. La ‘ndrangheta al nord” (certo, la mitica Panzarasa), Ludovica
Ioppolo e Martina Mazzeo. Che ci posso fare, d’altronde, se l’antimafia è donna?
Ma verrà anche il tempo dei giovanotti…
E a proposito di libri, sfogliando con un po’ di attenzione le autodefinizioni
di blogghisti e ospiti televisivi vari, vedo che c’è una vera e propria, e anzi
colossale, epidemia di “giornalista e scrittore”. Chiunque scriva un libro,
qualunque ne sia il valore non si dice scientifico e letterario ma anche solo di
mercato, si definisce “scrittore”. Una volta per essere scrittori occorreva
qualche crisma. Ora fai un libretto di cronaca piatta e lo diventi. Spero che
Pasqua regali al mondo la misura che ci manca. In ogni caso auguri a tutti i
blogghisti che navigano pazienti tra le mie divagazioni, auguri ai blogghisti
amici e a quelli che ho incontrato una o due volte e poi vengo a sapere che mi
seguono ogni giorno. Un pensiero caro per tutti voi. Buona Pasqua!
Nando
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