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Il “prodròmo” e la peste televisiva. E un’irresistibile voglia di Barbiana
Calvinoooo… dove sei???, la peste del linguaggio che temevi
è arrivata, e manda i suoi monatti a dircelo via video… Pasolini, tu che della
lingua facevi poesia e cinema, romanzo ed elzeviro, e maledicevi la tivù…scaglia
sulla Rai svergognata e sfatta il tuo fulmine, te ne è dato diritto più di
allora… Logos, verbo, schianta al suolo questo luogo di ignoranza crassa e
ormai senza più tempo e fine…Amico Vincenzo Consolo che più non ci sei e
cesellavi la parola, e la rifinivi, e la modellavi con amore mediterraneo, e
covavi una pagina per anni…almeno questo ti sei evitato… Stasera del 30 aprile
2013, anniversario di Pio La Torre e Domenico Di Salvo, un telegiornale di
Stato, il tg2 che nacque a segnare l’Italia del centrosinistra, della cultura
che accoglieva i figli degli analfabeti e dava loro senso della storia e del
mondo, il telegiornale di Stato, dicevo, si è inabissato ventimila leghe sotto
la scuola, si è rotolato nella schiuma dei bassifondi gergali, ha oltraggiato
il dizionario e milioni di insegnanti avvicendatisi su nobili e austere cattedre
per un secolo e mezzo di Italia unita.
“Prodròmo” ha detto la lettrice senza che nessuno la portasse via all’istante, “prodròmo”
ha detto perché nemmeno sapeva la parola, perché è troppo esperta e competente
per fare le prove ad alta voce… e che sono un’ignorante io per fare le prove in
queste ore di attesa come una sgarrupata qualsiasi? “Prodròmo” perché chissà
chi l’ha assunta o presa in Rai per leggere le notizie davanti a milioni di
ascoltatori senza diritto di italiano. Ecco, anzi, perché temevano Rodotà studioso
e cantore dei diritti, perché progettavano di scipparci anche il diritto all’italiano….
“Prodròmo” perché chi se ne frega del servizio pubblico, qui ci assumiamo uno
con l’altro, banda di partiti e di correnti e di condomini e di amici e amanti
e compagni di scuola, mica si passa una selezione, anche l’italiano volete che
sappiamo? Nemmeno è colpevole, la poverina, che sbagliava una parola dopo l’altra,
è carina, sciantosa la sua parte, ma nessuno le ha spiegato che non basta
essere carine e sciantose e bionde
vaporose per sapere l’italiano.
Voglio il professor Pelosi, che all’ultima giornata della prima liceo al Parini
ci disse (“una sola cosa vi raccomando”) di leggere qualcosa ogni giorno, non
importa se libro o articolo, ma qualcosa.
Voglio Maurizio Vandelli perché è dalla terra che nasce il grano e non la grana,
voglio l’uomo del carretto di Battisti che gridava “gelàti” e non “gélati”.
Voglio Gianni Brera che non diceva “finalizzatore”, e poi Vasco di “mi son
distratto un attimo, è andata con il negro la tr…”. Ma sì, anche lui è meglio. E
Luzi, e Lauzi…E la precisione da orefice di Cordero, che lincia i cialtroni pomiciando
le parole. Basta, basta, con questo declino galoppante. A Barbiana, a Barbiana,
mandiamoli a Barbiana: eserciti di analfabeti benestanti, a imparare l’italiano
dai figli dei contadini perché la storia ogni tanto si rovescia. E così sia. Se
una notte d’inverno un viaggiatore.
Nando
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