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Riconciliarsi col mondo: il gol di Giovannino
Giovannino correva senza sosta venerdì pomeriggio, sul
campetto di via Imperatore Federico, lo stesso su cui fa scuola calcio durante
l’anno. Nel tepore palermitano aveva giocato per ore intere, da vero protagonista
del Torneo infantile Mezzatesta, appuntamento fisso di questa stagione. Una
foto l’aveva ripreso durante l’unico intervallo delle sue fatiche: le guance
gonfie d’aria mentre si accingeva a spegnere le candeline su una grande torta
con tanto di campo di calcio verde sulla superficie. Poi aveva ricominciato la
sua partita infinita tra i bambini della scuola elementare “Nicolò Garzilli”.
Una sfida anomala. Per il disordine. Per la durata senza limiti. E anche perché
in una delle due squadre giocava inopinatamente una bambina dalla coda di
cavallo bionda, che correva e correva a perdifiato, più dei bambini. Nel sole
che calava lentamente Giovannino era stato tra i migliori in campo. Maglietta
bianca e pantaloncini blu; e, sopra, la classica casacca verde che portano i
giocatori veri quando si allenano con il mister, a Coverciano o a Milanello o
ad Appiano Gentile.
A un certo punto Eugenio, figlio dell’arbitro Lucio ma non per questo favorito
o raccomandato, prese il pallone, avanzò di un po’, vide i ricci neri di
Giovannino un po’ avanti sulla sua sinistra e gli passò il pallone. Giovannino
si concentrò. Fece come vede fare allo stadio e in televisione. Giunse svelto
sull’assist (proprio così, poi, lo avrebbe chiamato) e con il piede destro
mandò la palla in rete. Non avrebbe saputo dire dopo se aveva tirato rasoterra
o a mezz’altezza. Ricordò solamente la gioia del gol. Segnato dopo le sette di
sera mentre i suoi compagni accorrevano a festeggiarlo. Nonostante le corse di
ore e il buffet consumato ai bordi del campo. Era il suo compleanno e aveva
fatto il suo secondo gol della partita. Che cosa si può desiderare di più, a
nove anni?
Nando
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