Non dire falsa testimonianza (a proposito di B…)

 

Sette anni come i sette re di Roma, il primo dei quali fu
Romolo fratello di Remolo (ricordate il nostro che spiega la storia di Roma ai
capi di Stato nel 2002?). Sette come i vizi capitali. Sette come i nani.
Eccetera. Ma c’è una cosa che mi soddisfa, moralmente, di questa sentenza. Ed è
l’idea che i falsi testimoni siano chiamati a rispondere penalmente dell’avere
prestato falsa testimonianza sotto giuramento davanti a un tribunale della Repubblica.
Così imparano che non devono temere solo il loro signore e padrone e nemmeno
solo (penso a quella gaia funzionaria di polizia…) il loro capo del governo.
Impareranno che c’è qualcosa di più grande da rispettare. Che squallida sfilata
di cortigiani era stata, quella degli spergiuri delle cene eleganti in cui si
discuteva di Croce e di Brunelleschi, delle filosofia morale e della
prospettiva in Masaccio, neanche questa allegra comitiva avesse partecipato al
mio seminario prossimo venturo all’Asinara per parlare dell’Italia civile dei “don”.
Ora finalmente giornalisti e parlamentari, chitarristi e poliziotti, saranno
chiamati tutti a rispondere delle loro parole. Mi sa che un po’ tutti si erano
dimenticati che il mentire pubblicamente è non solo violazione del codice ma
prima ancora, nella storia, violazione della legge divina. Oh, l’ho detto…

 

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