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Bimbo di sogno, bimbo di strada, la luna e l’oleandro
Ferragosto. Auguri a tutti i blogghisti. Stavolta eviterò di
mandare sms, se no finisco per perdere un giorno dell’estate, di questo sole
limpido perfino a Milano, dove ieri ha tirato un venticello meraviglioso, da
surclassare qualsiasi condizionatore. Che gli amici vengano dunque raggiunti
dal mio pensiero leggero attraverso l’aere. Oggi piuttosto parlerò di bambini.
Uno l’ho sognato. O meglio, è arrivato alla fine del sogno. La cui gran parte è
stata dominata da un animale strano, che diventava sempre più grande e prendeva
forme sempre più precise. All’inizio faceva solo ribrezzo. Poi ha iniziato a
fare paura, tutti scappavano, era un lupo di dimensioni enormi, che crescevano
nel tempo. Sembrava dovesse mangiarsi il mondo. A un certo punto è comparso un
bambino piccolo. La gente gli urlava di stare attento, senza che nessuno
intervenisse però a fermarlo o a salvarlo. Il bambino è andato vicino al lupo e
gli ha detto “Vai via!”. A quel punto il lupo ha incominciato a rimpicciolirsi
schiacciandosi contro un muro, finché è diventato un cagnolino e tutti sono
tornati per strada. Io mi sono svegliato con un sorriso complice che non ho
potuto vedere ma che doveva essere di sognatore soddisfatto. Che cosa tutto ciò
voglia dire, di cosa sia metafora o allegoria, io non lo so. Ognuno interpreta
i sogni come crede. E ognuno psicanalizza il sognante come ritiene, sentitevi
pure liberi. Ma il sogno mi ha guidato anche nel lavoro che sto facendo, di cui
vi parlerò un’altra volta e di cui comunque (è pur ferragosto, no?) vi anticipo
il titolo: “I fiori dell’oleandro”. Vi piace? A me da morire, soprattutto
sapendone le origini.
Dopodiché ho ripensato al bimbo che ho incontrato ieri al tramonto per le
strade di Milano, andando con la biondina a festeggiare il Gracco maggiore, che
a sua volta ha festeggiato i due anni dell’Ostello Bello. Un bimbo
piccolissimo, due-tre anni, tenuto per mano dal padre. Al quale ha domandato guardando
il cielo: “Papà, perché c’è la luna?”. Stupendo. Già, perché c’è la luna? Per
completare il cielo? Per ispirare i poeti e i narratori? Per spingere al bacio
gli innamorati? Per illuminare i sentieri di Stromboli? Per fare contare i
giorni ai sioux? Per allietare i gruppi di amici con chitarra? Per fare
abbaiare i cani? Per addolcire le solitudini? Per fare nascere i proverbi? Per
restituirti chi non c’è più? Perché esiste la luna? Ci siamo divertiti con la
biondina a immaginare come avremmo risposto noi al bimbo. E abbiamo deciso che
la risposta più giusta sarebbe stata “per fare più luce la notte”. Ossia, alla
fine, per illuminare i sentieri di Stromboli a viandanti senza lampioni. Magari
con l’aiuto del Vulcano… Buon ferragosto a tutti, torno all’oleandro…
Nando
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