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Dietro i femminicidi. E davanti all’idea di una grazia ricevuta…
Non voglio fare demagogia, ma da sociologo mi piacerebbe
sapere se i femminicidi, come giustamente abbiamo imparato a chiamarli, sono
aumentati in questo decennio. Magari no, però è un’ipotesi di lavoro cruciale:
chissà se c’è un rapporto tra l’apoteosi culturale della donna-oggetto, l’irrisione
dei diritti umani, e questa ondata di delitti. Certo, la crisi economica c’entra,
ce lo insegnò Durhkeim. Ma qualche interferenza non marginale del contesto
culturale potrebbe esserci. Poi magari risulta che le donne -mogli, fidanzate,
ecc- venivano uccise di più prima (attenzione:
il confronto è comunque con i decenni successivi all’abolizione del “delitto d’onore”).
Ma guai a non porsi l’interrogativo. E’ da troppo tempo che non ce ne poniamo a
sufficienza. Soprattutto sui problemi che lo meritano, sospinti sotto il
tappeto dalla foga delle polemiche contingenti o dalla voglia di non pagare il
prezzo delle polemiche che fanno crescere le civiltà (e da questo vizio non è
esente purtroppo il movimento antimafia…).
Non voglio fare demagogia, ma mi piacerebbe sapere, sempre da sociologo, quali
sarebbero le conseguenze per il comune senso del diritto se solo si aprisse una
discussione istituzionale sulla grazia a Berlusconi (che qui non scriverò B.
perché il problema è infinitamente più serio del personaggio). Ma come si fa
semplicemente a immaginarlo? Ovvio che ci sono problemi politici. Ma non è forse
un problema politico insuperabile il senso del diritto e della legge del popolo
italiano? Un popolo che si trascina nel suo dna un’irriducibile diffidenza e un
formidabile fastidio verso tutto ciò che è legge, e che considera la regola
solo come il cavillo utile a realizzare l’ingiustizia utile per sé? Stasera e
ieri sera amici palermitani hanno fatto racconti sconvolgenti di come nell’ultimo
decennio sia andata in malora, nella loro città, la cultura del rispetto della
strada, della pulizia pubblica. E il Gracco maggiore ha raccontato in una bella
intervista a Radiopop quale sia la differenza profonda di rispetto che passa (mediamente,
si intende) tra i turisti stranieri e quelli italiani o meglio gli avventori
italianissimi (chi danneggia? chi se ne fotte? chi ruba?).
E ancora. Davvero si può parlare di grazia per un signore che grazie ai suoi
mezzi (e alla sua posizione di padrone di un partito) è sfuggito a raffiche di
processi in modo scandaloso, abolendosi i reati o modellando sulle sue esigenze
i tempi della prescrizione? Che se andrà agli arresti domiciliari avrà a
disposizione i posti più incantevoli del paese, servito e riverito da
maggiordomi, cortigiani e veline in spazi immensi? Non vi è già, in tutto questo,
materiale per un saggio epocale di sociologia del diritto, sulla nozione di
uguaglianza davanti alla legge nella cosiddetta “patria del diritto”?
Non voglio fare demagogia ma tutto questo non mi piace. Usiamo questi giorni
per divertirci. Ma anche per affilare qualche interrogativo in più. Come sanno i
miei prodi dell’Asinara, il cielo trapunto di stelle (Domenico Modugno) aiuta molto.
Nando
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