I misteri dell’oleandro. Le imitazioni e l’italiano a perdere

Approfitto di un provvidenziale varco della rete
per mandare le ultime da Stromboli. Sì, sono sull’isola magica, l’isola della
scrittura. Del tavolino che dà su luna e vulcano e riceve gli effluvi sacri della
terra dopo il tramonto. Estoy aquì, esattamente. Vi ho annunciato il titolo del
nuovo libro, “I fiori dell’oleandro”, e ora vi dico pure di che cosa si tratta:
racconterò le donne di cui ho scritto sul “Fatto” in questi anni. Non tutte le
storie ma quelle più belle, rese più dense e fluide dall’assenza dei vincoli di
spazio imposti dalle gabbie del giornale. Che cosa c’entra l’oleandro? Provate
a osservarne uno a caso. Vi accorgerete che la maggior parte dei fiori è secca,
senza colore. Eppure da lontano vedete una stupenda macchia fucsia, come se
fosse tutto colorato. Una minoranza dei fiori fa l’albero meraviglioso. Così
una minoranza di persone civili e generose rende bello e vivibile un paese
pieno di codardi e di cialtroni. In questo caso considererò la minoranza
femminile, raccontando donne anonime, non potenti e famose. Voglio innovare il
filone delle “Ribelli”, visto che ormai la parola “ribelle”, usata al
femminile, viene usata in centinaia di imitazioni, bibliografiche e
cinematografiche. Un po’, posso dirlo?, come la Settimana enigmistica, che
conta, appunto, “innumerevoli tentativi d’imitazione”.

E a proposito di “Settimana enigmistica”…Le vacanze me la fanno frequentare un
po’ di più. E così ho realizzato che i famosi autori che preparano i leggendari
cruciverba “impossibili” non fanno leva su una sterminata cultura e su una
irreprensibile capacità di destreggiarsi tra astute e criptiche definizioni. Ma
prima di tutto smanettano su google e trovano immediatamente un luogo, un
personaggio, un qualcosa che corrisponda alla combinazione di vocale e
consonanti che gli è capitata in quella colonna o riga. Provate a far
rispondere loro venti minuti dopo il ritrovamento, con la definizione che hanno
dato loro, e non ci riusciranno. In secondo luogo le definizioni rispecchiano
spesso una strepitosa ignoranza dell’italiano (a proposito, trovato su
Repubblica: “sia il centrodestra sia il centrosinistra appaiati nei
sondaggi”!!! domanda: come è possibile essere appaiati se non si è in due?).
Trovo dunque “odiosamente avido” che starebbe per “esoso”. Ma esoso vuol dire
“indebitamente costoso”, al massimo “avido”; perché “odiosamente avido”? Forse
lo è solo un medico che lucra sull’urgenza di un disgraziato… Poi trovo che
“lusingati, attirati” starebbe per “adescati”. Incredibile. Dunque se lusingo uno
studente (“ma è bella la sua tesi!”) lo adesco? Ma dove stiamo finendo?

L’impoverimento e l’imbastardimento linguistico ci creeranno problemi anche sul
fronte antimafia, vedrete. E ne spiegherò le ragioni in un altro libro di cui
vi dirò prossimamente e a cui pure sto attendendo (potenza di Stromboli…).
Intanto vi anticipo che la lezione di "Armando Spataro il grande" alla giornata
introduttiva della Summer School (i ritardatari si iscrivano, craponi!) sarà un
vero fuoco di artificio. Buona serata anche dal vulcano!

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