Severino: cervelli in movimento. Berlinguer e il mercato dei “mi piace”

 

Ci siamo. E’ partita l’ennesima campagna per sottrarre B.
alle leggi della Repubblica. Sono sgomento davanti a tante pregiate
intelligenze che si dannano a spiegare perché, in termini di diritto, questo
sconcio sia possibile. E d’altronde: per quale ragione i parlamentari non hanno
sollevato la questione della retroattività della legge Severino quando l’hanno
discussa e votata, in commissione, in aula, alla Camera e in Senato? Risposta:
perché sarebbe stata offensiva la stessa idea di tutelare un condannato fino a
questo punto. Anche l’elezione in parlamento rientra dunque tra le garanzie da offrire agli imputati?
Pazzesco. Ora il povero Epifani mi sembra schiacciato tra il Quirinale e la
voragine elettorale in cui sprofonderebbe il Pd se solo approvasse il rinvio della
legge alla Consulta.
Alla festa nazionale del Pd, intanto, presenteremo il bel libro di Enrico Berlinguer
curato da Pierpaolo Farina e edito da Melampo. Sarà venerdì 6 alle 17.
Preparatevi, pigroni. Il libro ne vale la pena, Enrico Berlinguer pure, e anche
il sindaco Doria che annuncerà l’intitolazione di una via a Genova al grande
leader.
Altre news brevi assai. A proposito di buon italiano e di vocabolario: letto
perfino sul “Fatto” il verbo “paventare” come sinonimo di “minacciare”. Nonsi:
paventare vuol dire temere, stessa radice di pavido. E a proposito di consenso
drogato: leggo che sono in vendita i “mi piace” di facebook. In Bangladesh si
comprano con dodici euro al mese, che garantiscono l’ impegno costante di una
persona ad esprimere il proprio godimento intellettuale davanti a qualsiasi
fesseria. Che ci fosse un mercato dei “mi piace”, fondato non sui soldi ma
sullo scambio organizzato di favori, avevo d’altronde perfettamente capito
osservando l’afflusso di gridolini d’esultanza anche nei dibattiti dell’antimafia;
un mondo nel quale (sia detto non solo tra noi) urge riportare criteri di
serietà, perché seria è la mafia e cosa seria è il combatterla. Meglio fare con
scrupolo le cose che inseguire l’auditel, in ogni campo della vita (della serie:
così parlò Zaratustra)
Infine Stromboli. Ha ragione chi mi fa notare che quest’anno ho raccontato poco
l’isola. Prometto di scrivere un post speciale. Intanto vi dico che il vulcano
quest’anno è pigronzolo e batte la fiacca, anche se manda in giro molto fumo.
Che stanotte la volta blu, non celeste, era un incanto da cordigliera. Che il
vento tira da bestia ricordando a tutti che queste isole sono chiamate Eolie
mica per niente. E con ciò vi saluto.

 

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