Felicità da Summer School. E pensierini in libertà

 

Amici miei, che grande, fantastica Summer School! Ancora
devo smaltire la sbornia di gioia che mi ha preso ieri sera alla chiusura della
terza edizione. E’ stata una fatica bellissima, così intensa che non so nemmeno
da quanto tempo non scrivo più su questo blog. Vedete, questa Summer School
bisogna vederla, viverla; se no uno pensa che sia un appuntamento accademico
come un altro, magari con un po’ più di ospiti di eccellenza. E invece è una
bestia meravigliosa, che genera adrenalina a getto continuo. La progettazione,
l’ansia iniziale per le iscrizioni che tardano, e ogni volta a guardarsi in
faccia con Martina (intesa come Panzarasa) e Daniela: l’anno prossimo bisogna
partire due mesi prima. E invece ogni anno maggio e giugno sono tirati da
morire per i corsi e gli esami e tutto il resto. Quindi l’inizio a settembre, un
po’ conosci chi verrà un po’ no, la speranza che scatti quella magica combinazione
chimica che produce i gruppi umani in cui vale la pena di vivere. Poi le cose
che si imparano senza sosta, l’ospitalità ai relatori (spesso amici, belli da
rivedere), gli appunti da prendere, le discussioni mai banali, le attenzioni da
avere per i frequentanti, nemmeno il tempo delle telefonate essenziali, una
corsa verso il sapere e verso la fine, con ogni giornata che sembra durare
cinquanta o due ore, a scelta. La sensazione che quella comunità
scientifica-civile che vuoi regalare al paese sulla mafia stia davvero
nascendo, la sensazione di creare, e di avere via via accanto a te dei giovani,
sempre di più, che saranno un giorno capaci di fare quello che sai fare tu e
magari di superarti: bellissimo, impagabile.
Ieri hanno chiuso Grasso e Pisapia, e ho tenuto duro davanti a chi mi diceva
che Grasso andava portato in aula magna, ma sei pazzo, la seconda carica dello
Stato… Era giusto che chiudesse lì nell’aula in cui eravamo stati tutta la
settimana, invece, e infatti è andata benissimo. Quanto ai “talenti antimafiosi”,
abbiamo toccato con mano la qualità sconosciuta di una generazione di
ricercatori. Vi assicuro che la media è stata altissima e che alcune relazioni
sono state letteralmente stratosferiche. Bene. Conclusione pratico-teorica: qui
sì che se fatichi arrivano i risultati, mica come in politica dove i risultati e
i meriti li decidono i maneggi di corridoio (non per niente c’è stato uno
sprazzo di dibattito in cui si è posto il problema se in Libera la leadership
carismatica e a vita di don Ciotti non sia una garanzia superiore di
democrazia, visto che impedisce che si consumi tempo nelle lotte di potere
interne -almeno sul piano nazionale-).
Vivo con incredulità, e un po’ a distanza devo dire, il dibattito sulla
dimissioni di B. Lo si faccia dimettere e basta. Se c’è un costo che questo
paese non può pagare è l’affermazione sfrontata, spudorata, del principio che
nemmeno a questo punto la legge è uguale per tutti. Il resto è fuffa. E una
nuova maggioranza per rifare la legge elettorale c’è già. E con ciò vi saluto
amici Mods. Ora si pensa all’arrivo delle lezioni e del corso di
specializzazione post-laurea in “Scenari internazionali della criminalità
organizzata”. Partirà l’8 novembre, si aprano le iscrizioni.

 

Leave a Reply

Next ArticleSavina, il teatro che non deve chiedere mai