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L’antimafia che non sta bene e il rimpianto di Huber
Ve l’ho detto io che l’antimafia non sta troppo bene. Leggete questa protesta andata in rete: “…..I nostri volontari sono rimasti meravigliati quando hanno vissuto in prima persona il fatto che una Summer School, organizzata da Libera e da Narcomafie, ha ignorato la presenza della Cooperativa Lavoro e Non Solo che da anni opera a Corleone…..una dimenticanza?…una non conoscenza?…un errore di valutazione? …una sottovalutazione? …noi siamo convinti che non si è trattato di una ‘esclusione’: altrimenti sarebbe come dire agli oltre 800 volontari del corrente anno e a tutti gli altri, oltre 4000 che dal 2004 hanno condiviso con i soci della Cooperativa Lavoro e Non Solo di Corleone uno straordinario e ‘vero’ impegno di antimafia sociale, di essere stati accanto a dei fantasmi, delle non-persone; ….. [….] Come è possibile ignorare tutto questo? Forse c’è una nostra responsabilità nel previlegiare il ‘fare’ rispetto ‘all’apparire’, ma le nostre radici ci hanno insegnato a rispettare una regola fondamentale: "prima fare e fare bene, poi raccontare".
Capito? La nostra Summer School -che è stata organizzata né da Libera (che ha dato il patrocinio) né da Narcomafie ma dall’Università di Milano- è colpevole di non avere invitato una (meritoria) cooperativa corleonese a una settimana pensata esclusivamente per sapere dai giovani ricercatori di tutt’Italia i risultati delle loro ricerche in corso sulla mafia. Se questo era lo scopo: che senso avrebbe avuto invitare le cooperative o i giudici palermitani o i familiari di vittime o i giovani siciliani di Orioles o Telejato? Insomma: se si facesse un convegno per raccontare le esperienze delle cooperative palermitane e non mi invitassero, io potrei atteggiarmi a vittima, visto che di mestiere e di volontariato faccio tutt’altro? Ragazzi, c’è davvero qualcosa che non funziona. Ho sempre detto e scritto che la prima cosa da fare per combattere la mafia è informarsi. Ecco qui si parla senza essere informati. Né su chi organizza le Summer School, né su qual è il loro oggetto. Quanto al non volere apparire: sarà, ma non sembra.
Chi di certo non voleva apparire era Huber, come chiamavo la mia meravigliosa e giovane amica Patrizia. Le avevo dato questo nome prendendolo da un tormentone di Aldo, Giovanni e Giacomo. Era, Huber, un vigilante svizzero-italiano che tutelava la legalità a pistolettate anche se vedeva qualcuno posteggiare abusivamente o un bambino giocare a palla su un’aiuola.
Ecco, Huber se ne è andata dopo cinque anni di malattia. Durante i quali ha lavorato per Libera, con l’associazione Carabinieri, da giornalista e anche come consigliere comunale. Impegnata ovunque in difesa della legalità, nella sua terra di laghi piemontesi, al confine con la Lombardia. Generosa e instancabile. Perciò volevo scrivere di lei sul “Fatto”, nelle mie storie dedicate alle persone belle che incontro. “Non ci provare nemmeno”, mi aveva intimato. Mancherà (tanto) a me e a molti altri.
Nando
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