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La Farfalla rinviata e l’amnistia in arrivo. E il pudore strapazzato
Fermi tutti! Lo so che vi state già adagiando sulla poltrona
di casa in attesa di decine di amici, muniti di pop corn, patatine e birra, con
tre o quattro libri sulla grande Inter e sui Beatles, su Marylin e sul Che, su
Mina e su Bob Dylan (che allora non sapevamo chi fosse..) ben aperti sul
tavolino per fa vedere che dell’epopea di Meroni sapete tutto. Ma la fiction
stasera non ci sarà. Sospesa in segno di lutto per la strage nel mare di
Lampedusa. Chissà perché. E’ una storia romantica a sfondo sociale, in fondo, mica
uno spettacolo di spogliarello…non mi sembra tanto più controindicata dei
giochi a quiz e di tanto altro… ma va bene così. L’ipocrisia, non lo dimentico,
è sempre una forma di omaggio alla virtù.
Non è un omaggio alla virtù, invece l’idea di una amnistia o di un indulto. La
quale, piuttosto, mi sembra molto mirata, devo essere onesto. La carceri
scoppiano da tempo, chissà perché se ne accorgono solo quando bisogna tenerne
fuori i potenti. Leggete che cosa dice, nell’articolo qua accanto, il dottor
Gelardi direttore del carcere di Augusta: riesco a fare delle cose buone
perché, sembrerà strano, ma di quel che succede in carcere non interessa molto
a nessuno, e quindi ho grandi spazi di autonomia. Poi, tutto a un tratto, appena
arrivano un Calvi, un De Lorenzo, un Berlusconi, zac, si scopre la condizione
dei detenuti. Direi che abbiamo già dato. Se non avessi lo scrupolo di chi non
ama spararle grosse, aggiungerei che si potrebbe dare l’amnistia o l’indulto ai
detenuti condannati per certi reati e che non abbiano proprietà di case, ditte
o auto di lusso, né loro né i propri familiari, giusto per tenere conto prima
di tutto dei disgraziati, ai ricchi ci si pensa poi, perché hanno l’aggravante
della condizione sociale favorevole. Poi, visto che il problema è sfollare le
carceri, direi che l’amnistia non si applica a chi va ai servizi sociali o agli
arresti domiciliari (giusto? a proposito, ho letto di un giornalista spedito in
carcere a 79 anni…). Insomma, io su quella che si candida a essere una vergogna
nella vergogna, farei le barricate.
Manca il pudore, manca il senso del limite, cari blogghisti. Solo per questo
una Flavia Vento può dire che le sue poesie, quando lei non ci sarà più, avranno
la fortuna dei versi di Dante. Finché si è vivi, lamenta la poetessa, non si
viene capiti. E a proposito di essere capiti, ho piuttosto condiviso l’intervento
di oggi di Oliviero Beha sul Fatto. Dopo l’ultima presenza processuale di
Saviano, chiede a Roberto perché, invece di ripetere che è costretto a vivere
recluso e lontano da qui, non si aggiunge ai molti altri (di cui Beha fa i nomi,
e alcuni li conosco) che in Campania ci vivono ogni giorno costretti a guardarsi
le spalle come lui. Perché, essendo più forte e famoso, non sta sul posto con
loro, che ne hanno bisogno. Si può non essere d’accordo al cento per cento, ma
c’è del vero.
Nando
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