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Lampedusa, le complessità di B, un libro contro il circo e la “Farfalla granata” stasera
Ehi, qua il tempo passa e il blog rimane scandalosamente
intonso. Oggi una amica cara e premurosa mi ha detto di essersi preoccupata: ma
stai forse male che non scrivi più? Poi si è data la risposta: vuol dire che
stai lavorando molto. Exactly. E mi diverto pure. Nuovi progetti per l’università,
siamo vicini a lanciare l’università itinerante, una concezione che
rivoluzionerà gli studi, signore & signori. E poi i corsi già partiti, e
quello di perfezionamento post-laurea negli Scenari internazionali in arrivo.
Però non riesco a scrivere senza parlare di Lampedusa. E’ stato detto molto,
non so se tutto quello che si poteva. Preparatevi a leggere qui in esclusiva la
cronaca di Alessandra Ballerini, la bravissima avvocato che da anni segue l’isola
per Terres des hommes, e che si accinge a tornarci. Mi sembra che ci sia un
eccesso di fiducia nella abolizione della Bossi-Fini, che pure ha prodotto
fatti ignobili, come la paura di salvare i naufraghi in mare o l’incriminazione
dei sopravvissuti proprio mentre si spargevano lacrime e compassione per chi non
ce l’aveva fatta a sopravvivere. Purtroppo queste cose accadevano anche prima
della Bossi-Fini. Il mondo è complicato, come la vita, e occorre dotarsi prima
di tutto di una bussola umana. E ognuno si sceglie la sua, compreso il sindaco
leghista di Gemonio che si è rifiutato di praticare il lutto nazionale.
Continuo a non capire perché si debba votare per decidere la decadenza di B. se
è la legge che la prescrive. Mi sembra una sceneggiata da pazzi. Leggo che il
presidente della giunta parlamentare si è ritirato per qualche giorno per
motivare la decadenza, perché la cosa è particolarmente complessa. Ma scusate,
non basta scrivere “perché è stabilito dalla legge”?
Ho presentato un bel libro che consiglio: La
legalità del noi. E’ una appassionata rassegna delle tante buone pratiche e
vicende di antimafia che attraversano il paese. Molte con successo, alcune
meno. Mi sono rinfrescato la memoria ma ho anche imparato cose nuove. Il libro
(edizioni Città nuova, prefazione di don Luigi Ciotti) è stato scritto da un
bravo giornalista, Gianni Bianco, e da un bravo magistrato, Giuseppe Gatti.
Tutti e due baresi, tutti e due amanti del calcio. Un merito di Gatti, e di
questo l’ho ringraziato in pubblico, è che la sua scorta c’è ma non si vede,
insomma non fa spettacolo, non alimenta il circo dell’antimafia. L’uomo misura
i rischi con saggezza professionale, senza l’ansia di apparire eroe.
Finalmente.
Domani (nel senso di mercoledì sera), a proposito di calcio, su Rai1 va in onda
in prima serata “La farfalla granata”, la storia di Gigi Meroni ispirata al libro
del vostro anfitrione (era il 1995…). Anche qui oso dire “finalmente”. In tanti
avevano provato a prendersi i diritti ma nessuno aveva realizzato…Penserò al
mito della mia adolescenza e a sua sorella Maria o al fratello Celestino, che
se ne è andato tempo fa dopo avermi aiutato come amico gentile e affettuoso. E
a proposito di miti: ho riincontrato in una trasmissione televisiva Mariolino
Corso, il “sinistro di Dio” della grande Inter degli anni sessanta. Mi ha
guardato il piede e mi ha detto “ma hai il piede da calciatore”. Ragazzi, da
domani ricomincio a giocare…
Nando
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