Diritti umani a Lampedusa

L’avvocato Alessandra
Ballerini, in questi giorni a Lampedusa a tutelare i diritti umani, ha
scritto per noi:

"È una data casuale ma
significativa per entrare nel Centro di Primo Soccorso e accoglienza di
Lampedusa. Oggi si commemora il rastrellamento e la conseguente deportazione
del 1943 degli ebrei dal Ghetto di Roma. Oggi sono rinchiusi nel Centro
(un’enorme gabbia che nulla ha di accogliente ma neppure di decente) quasi
mille naufraghi, scampati ad altre guerre, al mare e ai respingimenti. Ma
non alle nostre leggi né alle nostre pratiche illegittime. Sono in 883  (e
tra questi 182 minori e 97 donne) in un luogo che potrebbe contenere (ma mai
rinchiudere) 250 persone al massimo. Sono privati della libertà, criminalizzati
e indagati perché entrati senza invito, sopravvissuti senza merito ne’
colpa. Gad Lerner giorni fa in un bellissimo editoriale paragonava i viaggi
di questi migranti a quello dei deportati nei campi di sterminio. La differenza
per questi profughi del mare è che il loro viaggio è disperato ma mosso in
qualche modo dalla speranza: di sopravvivere, di portare in salvo i propri
cari, di pace. Il Cpsa di Contrada Imbriacola è un buon metodo per annientare
qualsiasi speranza sia scampata alle onde e anche quelle di chi, come
noi,  il mare lo attraversa solo con gli occhi, formulando mute preghiere.
Leggo della preparazione di una nuova e più intensa operazione di
pattugliamento.  La vogliono chiamare Mare Nostrum. Nostro di chi? Delle
centinaia di corpi che ne alimentano il fondale? Delle anime che li piangono, o
di quelle disperate che lo attraversano? O nostro dei ministri che ancora una
volta parlano di difesa anziché di asilo? Il mare di quest’Isola si presta
a molti aggettivi, ma non possessivi. Il mare di un’isola che è frammento
straordinario ma negletto di un Paese penisola, trait d’union tra continenti,
salvagente piantato in acqua per navigatori di ogni epoca e provenienza, quel
mare non può essere rivendicato da alcuno. Quel mare non è Suo, signor
Ministro, e non può essere nostro. Suo e nostro è il dovere di proteggere e
accogliere le anime che lo attraversano. Suo è il diritto-dovere di chiedere
all’Europa una condivisione di responsabilità. Nostro, di cittadini, è il
diritto di pretendere che vengano attivati immediatamente canali umanitari per
consentire alle persone in fuga dal proprio Paese di trovare asilo e rifugio in
Europa, com’è loro inviolabile diritto, facendo ingresso regolarmente ed in
sicurezza e non da "clandestini" a perdere. Perché se quel mare
è nostro, nostre dovrebbero essere le responsabilità giuridiche oltre che
morali per ogni vita che l’attraversa o vi annega.
Il Piccolo Principe insegna che si possiede solo ciò che si ama e di cui ci si
prende cura. Se promette di amare ogni creatura che lo varca, allora quel Mare
può essere suo. E nostro."

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