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Craxi, la bufala del pentito e il telefonino
A me questa storia che dietro il delitto dalla Chiesa ci sarebbero Andreotti e Craxi sembra una roba da peracottari. E sono spaventato all’idea (già a un passo dalla concretezza) che per i giornalisti questa possa diventare la verità. Di Andreotti e della corrente andreottiana ho scritto già trent’anni fa. Non ho avuto bisogno dei pentiti. Era stata una morte annunciata e, come ho sempre ripetuto (e mi scuso se lo rifaccio), era stata anche firmata, solo che l’Italia quella firma non aveva voluto leggerla. Ma Craxi come mandante è davvero un’idiozia storica. Per quanto a Milano io possa essere stato in prima fila contro il potere craxiano, non posso tacere davanti a questa bufala. Anzi, dentro la Dc di allora molti avevano letto il sostegno socialista a mio padre come pezzo di una strategia antidemocristiana. Il generale-prefetto, così si temeva, avrebbe attaccato il potere andreottiano in Sicilia, roccaforte democristiana, favorendo il Psi di Craxi. Da qui la estrema politicità del contesto in cui nacque il delitto.
Mi è capitato di raccontare questo e altro a Pavia l’altra sera in un incontro organizzato da Libera, in apertura del festival dei diritti, dopo avere fatto un bellissimo incontro con gli studenti del “Copernico” e del “Foscolo” in mattinata. A domanda, ho raccontato quella storia e quel che avevo passato, e che cosa significa pensarci e ripensarci. Molti dettagli inediti per chi ascoltava. Una certa fatica per me a mettere tutto in pubblico, anche parti private. Mentre questo facevo, sotto di me in prima fila una ragazza antimafiosa smanettava allegramente e senza interruzione sul suo cellulare, un po’ come B. che si addormentò al racconto di una figlia di una deportata nei campi di concentramento. Ecco, ho pensato, la dimostrazione che la forza della mafia sta fuori dalla mafia. Poi si predicano la memoria, la responsabilità, ecc. ecc.
Oggi inizia la seconda edizione del Corso di specializzazione sugli Scenari internazionali della criminalità organizzata in Università. E inizia pure il Festival dei beni confiscati del Comune di Milano. Forza, che si costruisce lo stesso. Alla faccia delle bufale e dei telefonini.
Nando
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