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Il festival di Fano, il mio Ambrogino, e il bello di Bonimba
Be’, stavolta due notizie belle devo proprio darvele. La
prima è che è terminato in trionfo il festival della saggistica di Fano, prima
edizione, una specie di numero zero. Ideato da Giovanni Belfiori, che mi ha
chiesto di fare da presidente del comitato scientifico. Ho detto subito di sì,
perché queste cose mi piacciono da morire. E alla faccia di un vento che ti
sollevava da terra (solo due giorni però, e quando passeggiavi sul mare…) è
andata benissimo. E’ bello fare cultura quando la gente arriva e riempie le
sale e ti ringrazia per la strada. Saggistica di ogni tipo. Politica,
economica, sportiva, sociale, musicale. Lo spettacolo più coinvolgente l’ha
dato comunque Sergio Zavoli, a cui è andato un premio ad personam, motivato dal
vostro anfitrione. Zavoli, neonovantenne, ha tenuto una lezione sul senso della
parola e sul rapporto tra lingua e televisione. Ho avuto il privilegio di
parlare con lui consumando uno stratosferico “brodetto” marchigiano. Che
memorie, le sue. E anche che pesce, ragazzi. Gran festival, mi è tornata
nostalgia del Mantova Musica Festival (eh, Fabio?), una splendida aria da “Amici
miei”, con quella “moretta” che è il potentissimo caffè all’anice e liquore e
limone dei marinai che si consuma quando il vento si fa freddo pungente e
chiede di alzare la temperatura interna.
L’altra bella notizia è (tenetevi forti) che il Comune di Milano mi ha
assegnato l’Ambrogino d’oro, ovvero la massima benemerenza civica. La
motivazione, che mi è arrivata stasera, parla della creazione della più
importante scuola accademica d’Italia sulla mafia e della formazione di una
generazione di specialisti di eccezione. Bellissimo, non ci potevo credere.
Sabato mattina, al teatro Dal Verme, riceverò in cerimonia pubblica l’onorevole
premio, insieme a diversi altri milanesi
ritenuti meritevoli nel proprio campo. Gracchi e biondina schierati in prima
fila, con l’ordine di applaudire per cinque minuti. E la mia memoria che
viaggia lontano. In coincidenza, due giorni prima, partirà il progetto dell’università
itinerante, creatura alla quale molto tengo perché chi si ferma è perduto, qui è
tempo di globalizzazione e di concorrenza spietata.
Infine: signori, è caduto un mito. Quello delle ferrovie svizzere. Sono andato
oggi a tenere una conferenza a Bellinzona. Treno in ritardo di un quarto d’ora
(e già dicesi un quarto d’ora). Al rientro è successo di peggio, anzi, quel che
in Italia non ho mai visto succedere. Il treno per Milano doveva partire alle
17.25. Alle 17.25 annunciano che ci sarà un ritardo “di circa quattro minuti”.
E io penso: ma guarda questi svizzeri, “circa quattro minuti”, da noi nemmeno l’avrebbero
annunciato. Be’, l’avete visto mai quel treno, voi? Nemmeno per idea. Sparito
nel nulla, mai pervenuto. Incredibile. Ho dovuto prendere quello di mezz’ora
dopo, che era anche regionale, categoria meno costosa con il biglietto più
costoso. Meno male che avevo ancora da pensare a “Sfide” di ieri sera, e alla
meravigliosa di Roberto Boninsegna, che -preso dall’entusiasmo- ho ringraziato
stamattina con un adolescenziale sms. Che bel calcio che era, Bonimba…
Nando
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