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Il grandissimo Pif, l’antico saggio sui Comanche e la battaglia sul circo (dell’antimafia)
Torno ora dal film di Pif, “La mafia uccide solo d’estate”.
Bellissimo: leggero e profondo insieme. Divertente e con un formidabile cambio
di registro negli ultimi minuti. Una storia vera, quella di una città, Palermo,
che ha dovuto trovare in sé, nella sua disperazione, la forza per una delle più
potenti rotture culturali accadute in Italia nel novecento. Il bello è che
secondo me del pubblico in sala (tutta piena) nemmeno la metà aveva la più
pallida idea di questa storia, se non per vaghe assonanze di nomi. E questo
rende il film ancora più meritorio. Non è per militanti. O meglio: insegna ai
militanti un modo diverso di raccontare gli eroi (quelli veri; ripeto, ripeto…),
e parla a una vasta platea vergine iniziandola a un tema mai praticato.
La cultura ha davvero mille strade. Come il bellissimo libro che mi venne
regalato nel Natale del 1973 e che dopo tanto averlo guardato sugli scaffali mi
sono messo finalmente nelle mani: Abram Kardiner, Le frontiere psicologiche della società. C’è dentro un saggio
strepitoso sui Comanche e sulla loro cultura. Di quelli d’altipiano e di quelli
di pianura. Dettaglio: per quelli di pianura l’orso bruno era un animale
domestico, preso da cucciolo e poi trattato “come un membro della famiglia”.
Una autentica miniera di spunti e riflessioni. Sono passati quarant’anni da
quel Natale, in cui iniziavo a manifestare spiccate propensioni sociologiche e
perciò godevo di questi regali paterni. E tutto ancora oggi profuma di nuovo.
Di nuovo profumano anche i sostegni ricevuti dalla mia denuncia del circo dell’antimafia.
Confortanti, amici cari, perché indicano che il movimento serio c’è e ha una
sua consistenza culturale e professionale. Ci saranno pure i don Abbondio (il
coraggio uno non se lo può dare, giusto?), ma quante persone sensate e libere
ci sono…Claudio Fava, Rosaria Capacchione e altri membri della commissione parlamentare
antimafia. Il Centro Impastato. Attilio Bolzoni. Molti magistrati che nell’antimafia
hanno o hanno avuto un ruolo; un paio dei quali ha scritto che di queste cose
non bisognerebbe lasciare solo a parlare Nando dalla Chiesa ma “dovremmo
occuparcene noi”. Anche qualche esponente di Addio Pizzo, che ha condiviso con
me il disagio di vedere persone che ricevono tutele e risarcimenti
assolutamente sproporzionati alla loro situazione effettiva, e a cui invece
danno corda (spinti da irresponsabili pressioni politiche, dico io) prefetti e
anche procure della Repubblica.
In ogni caso grazie Pif. Ho sempre sostenuto che a noi mancano bel cinema e bel
teatro, e che l’arte in questo scontro di culture è decisivo. Da oggi in avanti
abbiamo un bellissimo film in più. E non è poco.
Nando
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