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Addio Alessandra. La scuola, l’antimafia e le manipolazioni del “circo”
Addio Alessandra. A cinquant’anni se ne è andata Alessandra
Siragusa, una dei migliori assessori all’educazione o alla cultura che abbia
avuto l’Italia di questi ultimi decenni. Non è il momento a farmelo dire. Lo
scrissi anche quando coordinavo la commissione di indagine parlamentare sull’abbandono
scolastico, 1998-2000 se ricordo bene. Stupito per quanto era stata capace di
fare. Alessandra fu assessore nella Palermo della primavera orlandiana per
sette-otto anni. Veniva dal mondo cattolico che era passato attraverso la
rivoluzione dell’antimafia. Prima nel dissenso/rinnovamento democristiano, poi
nella Rete. La ricordo ancora ragazzina diciottenne organizzare le fiaccolate del
3 settembre. Da assessore fece cose grandiose. Abolì nella scuola palermitana
secondi e tripli turni, lanciò l’idea dei monumenti adottati dalle singole
scuole, fece da punto di riferimento per gli insegnanti impegnati nell’educazione
alla legalità. In uno dei quartieri più emarginati della città l’abbandono
scolastico crollò, sotto la sua guida, dal 20 al 2 per cento in sette anni. Fu
parlamentare nel Pd. E fu tradita alle ultime primarie, perché il consenso non
sempre segue il merito. La saluto con affetto, con gratitudine e con rimpianto.
La storia di Alessandra, in fondo, è anche la parabola di quanto ha fatto e fa
la scuola pubblica italiana contro la mafia. Vedo (nel senso che mi viene
raccontato) che il dibattito, chiamiamolo così, apertosi sul web dopo la mia
denuncia del circo dell’antimafia, ha visto diversi circensi sposare la tesi di
Galli della Loggia sull’antimafia-carrozzone. Costoro partono dagli aspetti
negativi di contorno dell’antimafia sociale per squalificare il movimento (e
grottescamente per candidare se stessi a rappresentarlo in alternativa).
Allora, siccome la manipolazione è sempre in agguato, specie con certi
personaggi, ripeto quel che ho scritto testualmente nella mia risposta a Galli
della Loggia: “Qui bisogna esser chiari. Il circo dell’antimafia esiste. La
retorica di certe forme celebrative pure. Gli alunni in più occasioni servono a
riempire sale ufficiali altrimenti vuote. E qualche inutile soldo gira, sempre
a favore di esperti immaginari o di improbabili percorsi formativi, dalla
Sicilia alla Lombardia”.
Insomma, in discussione non sono i presenzialismi o gli opportunismi, di cui il
circo che ho denunciato costituisce non la negazione ma il surreale (e
insopportabile) salto di qualità. In discussione io pongo la tesi di fondo di Galli della Loggia: che non
ci voglia l’antimafia sociale, che non ci voglia l’educazione alla legalità
nelle scuole, perché la lotta alla mafia la devono fare solo forze dell’ordine
e magistratura. E in discussione metto il principio che decenni di impegno
collettivo siano stati inutili e dannosi, spreco e sfarzo. Chi non ne sa nulla
(e certo i protagonisti del circo non ne sanno nulla) può anche crederci. Ma la
storia vera e faticosamente vissuta da decine di migliaia di insegnanti dice proprio
il contrario. Avete capito adesso qual è il punto?
Nando
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