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Ludovica: la cittadina del mondo innamorata della politica
Il Fatto Quotidiano, 29.12.13
Eppure non ci riesce. Non ce la fa, Ludovica, a dire addio
all’Italia. Fa parte di quella generazione di giovani che si guarda intorno,
capisce rapidamente che in Italia ci saranno buoni ristoranti ma la vita civile
impone troppi prezzi ingiusti. Perciò decide di andarsene. Berlino, Barcellona,
Parigi, Londra, Dublino, Copenhagen…. Lì ci sarà una borsa di studio
contendibile, un impiego saltuario ma retribuito, e se sei capace pure una
carriera. E se apri un negozio non ti massacrano di regolamenti e di tangenti. Lo
dice il tam tam sempre più insistente che passa tra i ventenni. Così Ludovica
Orlando se ne è andata in Inghilterra, alla Queen Mary University of London,
per studiare Relazioni internazionali. “Volevo fare il magistrato, poi volevo
fare scienze politiche, ma mi hanno scoraggiato a colpi di battute, ‘vuole dire
scienze del prezzemolo’…In realtà avevo soprattutto un progetto: diventare
cittadina del mondo. E vedere il mondo da sola. Dopo essere cresciuta tra il Leone
XIII, una classe di destra dove dovevi pensarla come i professori, le Marcelline,
e gli ultimi due anni di liceo inglese, il Sir James Henderson British School,
l’idea di ritrovarmi finalmente libera nel mondo mi affascinava”. Certo, con le
spalle coperte, perché i genitori, notai napoletani a Milano, non sono esattamente
dei proletari. Ma con l’orgoglio sufficiente per mettersi a fare la barista e
non dipendere troppo da casa. Gli studi di filosofia politica, che lì danno
prestigio e non creano dei senza-lavoro. Due corsi e irrompe la passione per l’Italia,
con la scelta di una tesi sulla lotta armata: “democrazia, violenza e
terrorismo”.
E’ stato tutt’uno. Tornare a Milano e tuffarsi nella propria storia, fare
interviste sul sessantotto e sugli anni di piombo, gli occhi scuri che brillano
di curiosità passando in rassegna i documenti e i cosiddetti “testimoni
privilegiati”. Scoprire pezzi della propria storia, chi la racconta in un modo
chi in un altro. Capire con chiarezza, da studentessa a Londra, che il proprio
paese è un groviglio di ingiustizie e di violenze ma anche di lotte limpide e
sacrosante, una inesauribile, contemporanea fucina di criminali e di testimoni o
eroi civili. Ludovica ha sentito improvvisamente il richiamo di questa storia. “Mentre
facevo la ricerca ho chiesto di fare uno stage al consiglio comunale di Milano.
Volevo vedere da vicino come funziona davvero la politica. Ho trovato
ospitalità nel gruppo Pd. Ho seguito l’aula, le riunioni di gruppo, un po’ pure
i lavori della commissione antimafia, e mi sono appassionata anche a quelli”. Nelle
stesse settimane un consigliere comunale, Carlo Monguzzi, le ha fatto conoscere
Pippo Civati, faccia nuova nel suo partito e a lei già nota dalla lettura dei
giornali (“ogni mattino vado sul sito milanese del Corriere”). Così è arrivata un’altra ragione di impegno.
E’ nata la Ludovica “civatiana”, idealmente cittadina del mondo ma pronta a
buttarsi nelle lotte casalinghe di partito. “Abbiamo costituito un gruppo
londinese per Civati, inizialmente eravamo cinque ragazze. Abbiamo fatto da lì
la campagna per le primarie nel voto all’estero. Al circolo di Londra ho
presentato io la sua mozione”. Insomma, Londra o Milano? “Per ora Londra. La tesi
la consegnerò in maggio o in giugno. Sto facendo il terzo corso di filosofia
politica, su democrazia e nazione. Poi vorrei un master all’University College
London. E’ l’università con il dipartimento più forte di studi italianistici.
Lì c’è anche John Dickie, noto da noi per i suoi libri sulla mafia. Ecco, voglio
studiare anche la mafia, poi farmi il corso di specializzazione a Milano e
infine presentarmi per un dottorato in lingua inglese in Italia”. Tutto questo movimento
per tornare a Milano? “Lo so, può sembrare incoerente con le ragioni e i sogni
della mia partenza. Ma vede, io mi sono accorta di una cosa: nelle classiche discussioni
tra amici qui in Inghilterra, mi ritrovavo sempre schieratissima in difesa
dell’Italia. Pensi che una volta mi intervistò la Bbc come giovane italiana che
rifiutava l’equazione Italia-Berlusconi. Io ci voglio provare a cambiare il mio
paese. Anzi, sa qual è il mio sogno ora? Diventare consigliere comunale a
Milano nel 2016. Vorrei candidarmi per occuparmi delle piccole cose che fanno
la qualità civile di un paese, le scuole, i servizi quotidiani, insomma quel
che è decisivo per la vita delle persone e delle famiglie”.
Ludovica parla e ti spiazza. Anche chi è abituato ad ascoltare i giovani resta stupito da tanta chiarezza e determinazione sui programmi futuri. Non la carriera del denaro, ma quella della politica (e non per trarne denaro) nel momento in cui l’immagine della politica è in caduta libera. La lotta interna di partito mentre i partiti sembrano essiccarsi come fichi al sole. L’ansia del rientro in Italia mentre tanti suoi coetanei, a frotte, fanno quel che lei aveva provato a fare: andarsene. “L’ho deciso l’estate scorsa. Chissà mai che farà questo Pd. Non è proprio quel che speravo, ma aspetto con fiducia. Però su una cosa lo misurerò senz’altro: sulle unioni civili, per me i diritti prima di tutto”. Oh, ecco di nuovo la cittadina del mondo.
Nando
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