Altopascio. Riempite “I Magazzini del Grano”…

Il Fatto Quotidiano, 19.1.14

E’ il progresso. Qui dove una volta venivano a
ossigenarsi le squadre di serie A, seguite dai tifosi, ora viene a ossigenarsi
la ‘ndrangheta, seguita da parenti e simpatizzanti. Altopascio è un comune in
provincia di Lucca che in vent’anni è cresciuto a colpi di estrogeni, ovvero
un’abbuffata di edilizia, concime ideale per le imprese dei clan. Risultato,
come a Bardonecchia, come a Buccinasco, un aumento vertiginoso della
popolazione in un periodo in cui le grandi migrazioni sono finite. Un terzo di
popolazione in più in pochi anni. Per fortuna su quello stesso territorio si dà
da fare da un po’ di tempo un’associazione dal nome strano, “I Magazzini del
Grano”, nata ufficialmente nel 2013 ma che batte il ferro già da un paio
d’anni. L’hanno creata dei cittadini di buona volontà, giovani e meno giovani, capaci di vedere quel che i loro
amministratori non riescono a vedere. Erano partiti per difendere il paesaggio
dall’assalto del cemento e, voilà, hanno scoperto ‘ndrangheta e camorra. Sono
adulti, come Francesco, Simone, Ilaria o Daniela. Ma anche giovani. Martina
Cagliari, per esempio, ha 22 anni ed è una studentessa di Scienze politiche a
Firenze; mentre Daniel Toci ha un anno in più e fa legge a Pisa, oltre a essere
consigliere comunale insieme con Sara D’Ambrosio, che di anni ne ha 26.

Martina, con i suoi lunghi capelli castani, è forse quella che ha contagiato il
gruppo con la passione dell’antimafia. “Sa, mia madre è campana e mio padre è
un artigiano siciliano, così ho avuto una specie di formazione domestica sull’argomento.
Non mi è stato mai taciuto nulla. Ma ho anche frequentato scuole dove se ne è
parlato, ci hanno fatto vedere dei film, così mi sono messa a leggere dei libri,
a documentarmi. E a un certo punto ho colto alcuni segnali, per esempio la
fioritura di Compro Oro in un paese piccolo come il nostro. E poi gli arresti
per droga. O quest’edilizia sgangherata. Finché si è scoperto che qui ad Altopascio
è stato latitante Michele Zagaria. Non potevamo saperlo, certo, ma che qualcosa
non quadrasse lo si capiva. E invece sa che cosa capita qui? Capita che c’è una
grande indifferenza. Dei cittadini, che vogliono tenere i problemi al chiuso.
Ma anche del Comune”. Già, politicamente Altopascio è una specie di feudo di
Maurizio Marchetti, ex-socialista e poi Forza Italia. La tipica “continuità”
per aggirare il tetto dei mandati consecutivi: sindaco dal 1993 al 2001, poi
assessore a quasi tutto (dai lavori pubblici alla cultura, dalla viabilità al
turismo), quindi di nuovo sindaco dal 2006. Costruire, costruire, il sindaco ce
l’ha nel sangue l’idea; è una vocazione d’altronde, è geometra.

I giornali locali raccontano la strana storia di un bene confiscato alla
famiglia Lombardo, del clan dei Facchineri di Cittanova, e assegnato al Comune
per destinarlo a fini sociali. E invece riaffittato ai rampolli del clan, che
lo hanno riconsegnato dopo anni senza subire controlli: praticamente sfasciato,
così imparano. “Pensi”, si scalda Martina, “che quando si è discusso
dell’argomento in consiglio il sindaco ha sbeffeggiato Daniel, chiamava la casa
confiscata ‘la casetta in Canadà’, o ‘il bene confiscato per nobili fini’,
senza mai nominare la ‘ndrangheta”.
“Guardi che la situazione è seria”, avvertono quelli dei ‘Magazzini’. “In
ottobre sono stati arrestati tredici ‘ndranghetisti agli ordini di Giuseppe
Lombardo. Accusati di  droga e di estorsioni
e incendi ai danni di imprenditori locali. Poi nella villa di Lombardo è stato
trovato un bunker con un tunnel sotterraneo, ci si entrava dal bagno”. E’ dunque
in questo clima che l’associazione ha dato vita a un piccolo mensile di
“informazione e cultura”. Un foglio; sì, un foglio nell’era telematica perché
la carta gira di mano in mano e arriva anche a chi non ha dimestichezza con il
computer. “Sapesse il piacere di vederlo prendere nelle case, quando andiamo a
portarglielo”, dice Martina, che ha firmato un pezzo sull’ultimo numero: “Mafia
al nord: ad Altopascio vince la tradizione del silenzio”. Accanto, la storica
foto di una manifestazione di Cinisi: “La mafia uccide, il vostro silenzio pure”.



“Chi ci dà i soldi? Ce lo autofinanziamo. Tremila fronteretro al mese. A volte anche due pagine. Le riunioni le facciamo ogni giovedì nella casa di uno di noi”. A questo punto vi chiederete se questi Magazzini del Grano non siano un tantino fissati, di quelli che la mafia e basta. Invece no. Questa è gente che ha mille interessi, che fa cineforum e dibattiti su libri. Sul loro foglio mensile, per intendersi, spicca perfino un intrigante pezzo su “Com’è cambiato il rapporto fra il cane e l’uomo?”. Mentre l’ultimo libro letto da Martina è “L’altra verità” di Alda Merini.
Però cercate di capirli. Perché alla faccia della crisi ad Altopascio si progetta ancora in grande, per esempio si pensa a un grande complesso sportivo con piscina olimpionica (!) coperta e un’altra esterna, per un paese di quindicimila abitanti. Chi ha vinto la concessione? Ma è ovvio: l’unica società che ha partecipato. Che è di Caserta e che realizzerebbe questo prodigio architettonico con un capitale sociale di diecimila euro. Costo dell’opera: vicino ai sei milioni di euro. E dunque che l’Italia per bene faccia sentire il suo tifo ai Magazzini del Grano. Sentinelle anche per noi là dove nei giorni beati venivano ad allenarsi le squadre di serie A. Prima del progresso.

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