Sarah, contro la mafia a Berlino: nein danke!

 

Il Fatto Quotidiano, 9.2.14
“Aspetti, ho l’adrenalina al massimo”. Gli stati d’animo
contano. E Sarah è eccitatissima. Antimafia all’estero: ci hanno già provato a
Londra. Meno persone nel pubblico che tra i relatori. Una sberla. Anche se
ormai la City è una delle principali piazze del riciclaggio. Invece a Berlino l’attesa è diversa, e giustamente.
Qui c’è “Mafia? Nein Danke!”, fondata dalla attuale deputata antimafia italiana
Laura Garavini e da alcuni ristoratori nel 2007, subito dopo Duisburg, la
strage che scosse (per poco) la Germania, beatamente convinta di essere immune
dai clan. Il convegno berlinese è ambiziosissimo, due giorni addirittura. Tema,
la confisca dei beni, questione accidentata anche in Italia. Invitati tedeschi,
italiani e spagnoli. Sarah Mazzenzana è qui dall’autunno grazie a un progetto
di volontariato europeo. Appena ha saputo la destinazione ha accettato con
entusiasmo, visto che ha fatto la tesi di laurea sulla mafia russa, “e senza
sapere leggere il cirillico è stata un’impresa, ma ora ci sto pensando
seriamente a studiarmi il russo”. Dovrebbe restare a Berlino fino all’estate ma
già stanno vedendo come trattenerla, perché è una che le cose le fa con
passione o , appunto, con “l’adrenalina”.
Più le rimugini e più certe storie italiane ti appaiono belle e incredibili.
Specie queste dei tanti giovani che, come per una felice nemesi storica, se ne
vanno a combattere la mafia per il mondo dopo che gli italiani ce l’hanno portata,
e mentre altri italiani ancora ce la portano. “La maggior parte dei processi
per riciclaggio che si fanno in Germania sono contro organizzazioni italiane”,
conferma Bernd Finger, un bravo e saggio capo della polizia berlinese da poco
in pensione.
Rincuora vedere questi giovani capaci di riempire le sale in un hotel straniero
mentre nella stessa città è in corso un famosissimo festival del cinema. Sarah
segue i dettagli organizzativi, cuce i rapporti tra i presenti, insieme con
Gabriella, con Sandro, e con Luigino, un marchigiano con moglie e figlio
tedeschi, che di “Mafia? Nein Danke!” è il tesoriere e segretario. Si premura
di tradurre in ogni lingua, con ogni ospite. “Di dove sono? Di Barbaiana,
vicino Rho, zona di fumi e inquinamento; insomma” scoppia a ridere “è come dire
la bomboniera della Lombardia. E ho fatto il liceo linguistico ad Arese in una
scuola con un nome che mi è rimasto addosso, ‘Falcone-Borsellino’. Come mai so
bene il tedesco? Perché venni qua in Erasmus nel 2007-2008, alla Freie Universitaet,
per studiare Relazioni internazionali e Storia del pensiero politico
contemporaneo. Poi ci sono tornata nel 2011 per uno stage all’Istituto di
diplomazia culturale, ma l’ho mollato subito e ho preferito andarmene a
lavorare di sera nei ristoranti. Ci lavoro ancora nelle sere dei week end,
perché quel che prendo con il volontariato non mi basta, anche se Berlino costa
meno delle grandi città italiane.”
“In realtà qui nei ristoranti ogni tanto trovi un po’ di apologia della mafia.
L’altro giorno ho discusso in un locale italiano con il gestore, che poi era un
albanese. Gli ho chiesto perché quei menù con i nomi evocativi della mafia.
Perché quel clima di compiacenza. E lui rideva. E si incuriosiva che io me ne
scandalizzassi. Per lui era folclore, qui in tanti continuano a pensare che sia
folclore”.
Sarah ha gli occhiali grandi e quadrati, le labbra che si mordono
spesso, una montagna di capelli a cui dà le fogge più varie in poche ore. Lo
sguardo è vivacissimo. Spiega la fatica fatta per chiamare magistrati e
studiosi, diplomatici e parlamentari, poliziotti e associazioni di
volontariato. Raccomanda di tenere tutti gli estremi dei biglietti, perché poi
la rendicontazione non sarà uno scherzo, con i progetti europei non si sgarra.
Dice che con il convegno purtroppo non sono riusciti a sfondare molto sulla
stampa locale, però qualcosa sì, è venuta anche la Rai. “Qui la questione delle
confische dei beni non è molto sentita. Qui confiscano il denaro, i beni
mobili, ma gli immobili e le aziende no.” Vero. Non potrebbe spiegarlo meglio
subito dopo la magistrata invitata, Petra Leister, per la quale le
organizzazioni mafiose appaiono uno sbiadito fantasma: non abbiamo tempo di
pensare a queste cose.

 

“Vuol sapere se resterò qui? Oddio, a me piace da impazzire il mare. Però qui ci si sono grandi opportunità. Pensi che un mio amico ha fatto un film documentario su Anita Malavasi, una partigiana emiliana, si intitola ‘Non ci è stato regalato niente’, e mi ha chiesto di fare i sottotitoli per il festival latino-americano. E’ un contesto che mi arricchisce. E poi, soprattutto, l’idea di combattere la mafia da italiana all’estero mi dà un senso di utilità bellissimo.”
Sarah la battagliera, lettrice appassionata di Terzani, non se ne andrà . “Mafia? Nein Danke!” è in prima fila contro il pizzo di italiani ad italiani. Bisogna sensibilizzare, c’è molto da fare. “Sto facendo qualcosa che mi interessa e che mi ha aperto il mondo”. Si schermisce solo davanti all’ultima, innocente domanda: come mai si chiama Sarah con la “h”? “Ma davvero lo vuol sapere? Fu una scelta di mia madre, che lavora nell’assistenza ai disabili. Voleva che avessi un nome con cinque lettere. Come amore. Ma non lo scriverà mica, eh?”.

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