Familismo amorale in treno. Banche e confische. E la grande serata di martedì (oleandro, oh yes)

 

Come aveva previsto il prestigioso “Le Monde”, è arrivato
marzo. E ha fatto pure un discreto capolino il sole. Bello, per le geometrie
che disegna, il sole sulla Toscana. Ho pensato a questo e ai pittori che se ne
sono ingranditi, guardando dal finestrino del treno che mi riportava da Roma a
Milano. Poi a un certo punto ho pensato altro: ad esempio che i genitori sono
sempre peggio. Ma dico io: se lavoro al computer da solo, e si vede che lavoro
al computer, voi due, giovani padri napoletani, non potete portarmi i vostri
pargoletti a urlarmi nelle orecchie nei posti accanto per un’ora filata. Hanno
lasciato i loro posti dall’altra parte del vagone per non dare fastidio alle
mogli che leggevano (“no, stiamo qui che mamma legge…”) e sono venuti a rompere
i cabasisi a me. Finché, non avendo tempo di litigare, ho cambiato carrozza. Capito
che cos’è il familismo amorale? Pazzesco, altro che Banfield. Quando uno dei
due pargoli ha detto di chiamarsi Sorrentino, me lo sono appuntato nella mente
e ho deciso di scriverlo qui. Sorrentino, sui trenta-quaranta, oggi da Napoli a
Milano, arrivo alle 15.40, carrozza 3. Se lo vedete fotografatelo.
A Roma, ieri, giornata in Campidoglio sui beni confiscati e sulle nuove misure
da prendere. Strapieno di gente giovane che lavora nelle cooperative ma anche
di magistrati e rappresentanti istituzionali. Don Ciotti profetico, e non
esagero; come già lo era stato a Scienze Politiche martedì a Milano raccontando
la sua vita. Più lo sento e lo conosco e più provo un disprezzo naturale per chi
ne parla male con i pretesti più vari, magari appigliandosi alle fesserie o alle
mediocrità locali di qualcuno di Libera. In ogni caso il vostro anfitrione ha
proposto che le ipoteche delle banche sui terreni confiscati non abbiano più
valore legale. Ma scusate, forse che le banche non rovesciano come un calzino
ogni progetto di un normale imprenditore prima di finanziarlo? E non si
giustificano dicendo che devono attenersi a un principio di cautela e di prudenza?
E allora perché finanziano chi (e loro lo sanno, hanno ogni mezzo per saperlo…)
rischia di trovarsi domani latitante o nelle patrie galere? Fatti loro, delle
loro paure, delle loro complicità, delle loro imperizie. L’incauto acquisto non
viene protetto dal diritto. Giusto?
Martedì sera 4 marzo grande presentazione de “I fiori dell’oleandro” allo
Spazio Melampo, via Tenca 7, ore 21 (a proposito: sono iniziati i riordini!).
Con Barbara Sorrentini, Francesca Zajczyk, Cinzia Sasso e Silvia Truzzi. E con
in sala molte protagoniste del libro, le “Donne che fanno più bella l’Italia”, come
recita il sottotitolo. Vi aspetto. Intanto Melampo ha messo fuori anche “Abbiamo
vinto noi” di Ignazio Cutrò (raccontato da Benny Calasanzio Borsellino), il
quale ha raccontato stasera da Fazio la sua storia di imprenditore che non si
piega alla mafia.
E il peggio? Be’, c’è il caso Gentile, letteralmente incredibile che entri in
un governo. E c’è l’Ucraina, letteralmente incredibile che abbiamo fatto e
facciamo gli amici di Putin. Cambiamo vagone, amici.

 

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