Sarò brevissimo, in una giornata che si annuncia di viaggi e
di intemperie (ahimé). Ma perché l’Italia è così contenta per l’oscar alla “Grande
bellezza”? Certo, siamo contenti per il successo di un film italiano. Per il
premio a Sorrentino e, per come la vedo io, soprattutto a Toni Servillo, che è
gigantesco, forse più che nel “Divo”. Reputo il film un’opera d’arte, che  -certo- meglio sarebbe riuscita tagliando senza
pietà quella scena di madre Teresa di Calcutta. Però è un fatto che è un film
sul declino italiano, che racconta con forza da stordire la tempra morale della
classe dirigente della capitale. Dà l’immagine di un’Italia decadente e
decaduta, e in questo sta soprattutto la sua differenza con la “Dolce vita”,
ritratto dei vizi di un paese gonfio di vitalità. E dunque: gioiamo in coro
perché questo terribile film verità è stato premiato al cospetto del mondo?
Meglio: diciamo che per questo l’Italia
è tornata grande? No.  L’Italia, e Roma
soprattutto, sono esattamente quelli della “Grande bellezza”. Ossia roba da
vergognarsi.
Nonostante l’Oleandro, ossia le belle minoranze. E a proposito dei “Fiori dell’Oleandro”
, dopo la presentazione milanese (che emozione vedere nel pubblico tante “donne
che fanno bella l’Italia”!) vorrei suggerire quanto segue: si tratta di storie
di donne belle e dignitose, pezzi di realtà da conoscere, ricchezza che mi
porto dentro. Questo e non di più. Non è un libro “femminista”, non sarei
capace di scriverlo, non ne ho gli strumenti. So scegliere però nella vasta umanità
che incontro, di questo sono certo, quel che vale la pena conoscere. Ed è
questa scelta, che simboleggia un’umanità più vasta, che ho voluto consegnare a
lettrici e lettori. Se vale per l’8 marzo? Certo che vale, come anche “Le
Ribelli”, che nel cuor mi sta. Anzi, buone e sincere mimose. A tutte le amiche
e a tutte le allieve.