Sul “romanzo” di Chiarelettere che attacca don Ciotti

 

Lettera di un "condannato a morte". In risposta all’articolo di Luca Rastello sul "Fatto" dell’1 aprile (per i blogghisti più affezionati)

“Arriva per tutti, immancabilmente, un dies irae. Il mio non è neanche fra molto e io so, con coscienza serena e pulita, che il loro sarà peggiore”. L’anatema è indirizzato da Luca Rastello, autore del “romanzo” su don Ciotti, ai suoi “illividiti accusatori”, Gian Carlo Caselli e il sottoscritto. Non mi è mai capitato di ricevere, in risposta alla critica civile di un libro, auguri di sciagure e di morte da parte del suo autore. Però la maledizione da imam cisalpino spiega bene che ci troviamo davanti a una persona senza argini né di rispetto umano né di buon senso (e di buon gusto). Ecco, il libro è stato scritto proprio ignorando quegli argini. Uno solo ha riservato per sé l’autore: lo spassoso alibi del “romanzo”. Che per fortuna è già franato e non resisterà in nessuna sede.
 Nando dalla Chiesa (2.4.14)

 

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