Il Manifesto dell’Antimafia all’Ostello Bello. E il profumo di purghe

Lo so, dovrei tenere le cose turche in cima al
Blog per almeno due giorni. Ma come faccio a non dirvi che lunedì sera alle 20.30 si terrà
all’Ostello Bello in via Medici la presentazione milanese del Manifesto dell’Antimafia? Voi penserete
(e vi capisco) che sia tutto un pappa e ciccia tra padre e Gracco maggiore. E
invece vi sbagliate! Qui funziona in altro modo. Si chiede. Anzi è meglio che
chiedano altri, per non fare favoritismi e particolarismi. Così organizzano
Stampoantimafioso e Unilibera Milano (e Libera di rinforzo). Ma io sono ben orgoglioso
che il luogo sì caro sia molto ambito dalla cultura emergente della città.

Partecipano Martina Mazzeo in veste di conduttrice, Alberto Nobili, procuratore
aggiunto e già impegnato contro le cosche a Milano per lunghi anni, e l’ottimo
Giuseppe Teri, insegnante esemplare. E io medesimo, naturalmente, che al
mattino dello stesso lunedì (ore 10) sarò intervistato da Barbara Sorrentini su
Radiopop.  Andando in giro, vedo con
piacere che molti giovani usano davvero il libro come un “Manifesto”. D’altronde
dentro c’è la mia vita, la mia faticata scienza, ci sono i miei rovelli e le
mie battaglie: contro la mafia e contro l’ignoranza militante. O no? Decenni, mica
bruscolini.
[“E’ un libro che dovrebbero leggere tutti i rappresentanti del popolo, dal più
piccolo comune (dove, nota dalla Chiesa, è più forte la capacità di
penetrazione delle organizzazioni criminali) al Parlamento italiano (e anche
europeo, già che ci siamo) che negli ultimi anni si è progressivamente
allontanato dall’argomento.
Il libro è veloce, scorrevole e pieno di istruzioni e di informazioni.
Chiarissimo nell’individuare le opacità della «zona grigia» e del comportamento
dei «cretini», arriva a sfatare alcuni luoghi comuni (attribuiti da dalla
Chiesa agli «antimafiosi creativi») che stanno creando molta confusione”. Così
Pippo Civati, che qui ringrazio…]

A proposito di luoghi comuni, vedo che un "ricercatore confermato" dell’Università
di Bergamo, di nome Daniele Giglioli, ambisce a rinnovare -ma che noia- la
campagna più trita contro gli antimafiosi. Partendo dal fatto che io mi sia
permesso di criticare (civilmente e con garbo, potete vedere sotto) un libro
che a lui invece è piaciuto assai, mi dà dell’”inquisitore”. Stupendo. Da quel
che prestigiosamente narra, si deduce che non ha letto affatto quel che ho
scritto, e nemmeno sa che da anni vado denunciando “il circo dell’antimafia”
(che infatti viene denunciato anche nel Manifesto).

Vedete, io credo che l’Inquisitore più temibile e terribile sia quello che
trasforma in colpa l’avere un parere
diverso. Che condanna l’imputato senza averlo ascoltato (che equivale a non
avere letto ciò che ha scritto) e poi fa un falso verbale delle sue
dichiarazioni (ossia gli mette in bocca cose mai dette). Quanti “garantisti”
così, quanti “anticonformisti” da purghe staliniane abbiamo visto, cari amici…

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