Il camper di Villa Amantea. Ovvero: a Cesano Boscone non c’è solo mister B.

 

Il Fatto Quotidiano, 4.5.14

Davvero lavorate alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone? Non
ci posso credere! Francesca Iacuzzo sorride e si stringe nelle spalle. Eccola
qua una rassegna di belle facce, con le impagabili allegrie di chi dedica, e in
qualche caso ha dedicato, la sua vita alla causa dei più deboli. Federica,
Corrado, Patrizia, Fabio…Una foto d’interno dal sorriso naturale, gli immigrati
che sventolano i permessi, e accanto le donne salvate dalle botte domestiche.
La gioia più la malinconia.
Strani i casi della vita. Senti parlare ossessivamente di una struttura di
servizio dell’hinterland milanese perché deve andarci a lavorare quattro ore a
settimana un signore ricco sfondato che salda così i suoi conti con la
giustizia italiana. Ma in quella stessa struttura opera una delle più originali
esperienze di volontariato che si trovino in Lombardia.  Si chiama Villa Amantea anche se in realtà
dovrebbe chiamarsi Moto perpetuo, perché non c’è né una villa né uno scantinato
e i volontari vanno in giro come zingari su un camper a offrire il loro aiuto
lungo le strade metropolitane. Una volta non era così. Una volta Villa Amantea
era veramente lei, a Baggio, alla periferia di Milano, occupata per tre giorni da
un gruppo di giovani decisi a buttarsi in una delle missioni più impervie,
combattere l’eroina e la tossicodipendenza. Era il 1983. Dal luogo prese il
nome l’associazione. L’aiuto ai tossici ne fu la cifra sociale, anche se quando
c’era da aiutare gli emarginati nessuno si tirava indietro. E un progetto
importante venne aperto sempre in quegli anni per offrire le aperture della legge
Gozzini ai detenuti comuni e politici. Storia di un’altra generazione, quella
della Milano che per alcuni era da bere ma che per altri era sofferenza o una
siringa piantata in un braccio e un prete che benediceva un giovane su una
panchina. C’era anche Patrizia Ricciardi a darsi da fare nella temperie di
allora, la madre di Francesca; come a dimostrare, biografie alla mano, che
esistono i figli d’arte anche nell’aiuto agli ultimi. Il gruppo si meritò
qualche convenzione, si strutturò in modo meno precario, perse infine la sua
sede.
Intanto a Milano arrivavano i nuovi problemi, l’emarginazione cambiava pelle.
Alla fine degli anni ottanta giunsero i primi marocchini, i senza casa di colore
circondati dal fiato pesante del primo razzismo. Ne nacque un progetto di accoglienza
ai lavavetri, concordato con i partiti del consiglio di zona. “Be’, certo, è
come se avessi preso la staffetta da mia madre”, spiega Francesca che ha
trent’anni e quelle cose le ha sentite raccontare. “Andai a studiare
cooperazione internazionale a Pavia, convinta com’ero di dovere andare in
Africa. Ma l’Africa l’ho trovata qui”. Finito (male) un progetto di gestione
diretta di un ex circolo del Pci di Trezzano, Villa Amantea si è inserita in
una rete di accoglienza a finanziamento pubblico, con capofila l’Anci,
l’associazione nazionale dei comuni italiani. E nel 2012 ha scelto la strada
della consulenza legale per gli immigrati. Ecco dunque il camper che si mette
in moto per la città, “ma che viaggia soprattutto nelle estreme periferie e
nell’hinterland, da Garbagnate a Baranzate, da Trezzano sul Naviglio a Cesano Boscone; ce n’è più bisogno, in
fondo a Milano di consulenza se ne trova, di quella buona come di quella
fasulla”. Il camper come identità
collettiva, sinonimo di battaglie di strada.  “E’ quello il nostro ufficio. Per chi non sa a
che santo votarsi e si rivolge a noi come se avesse trovato un santo protettore.
Noi ascoltiamo i problemi, e la cosa più importante è sapersi mettere in
sintonia profonda con chi arriva. Vede, nel caso di una mano ferita il paziente
sa indicare il male. Ma con i diritti cambia tutto. Così, dopo avere ascoltato
la persona, la indirizziamo da un avvocato, che offre il suo aiuto professionale
gratuitamente”. Rifugiati, esuli, o protagonisti di vite disperate; che
ignorano i propri diritti, o semplicemente il luogo in cui reclamarli.
E Cesano Boscone, e la Sacra Famiglia che c’entrano? “Cesano Boscone è stato
l’unico comune, tra quelli a cui ci eravamo rivolti, a sposare il nostro
progetto. Ci dà gli assistenti sociali mentre la mensa e gli alloggi dove
ospitare i rifugiati e i più bisognosi li dà la Sacra Famiglia, che quindi è
nostro partner a tutti gli effetti”. “Quanti siamo? All’incirca una trentina,
anche se i veramente attivi sono come sempre di meno, diciamo una decina. Io
per ora sono l’unica pagata.”

 

Lo scorso luglio è accaduta una cosa importante: la prefettura di Milano ha riconosciuto ufficialmente il progetto e l’associazione. Villa Amantea, di cui si parla ormai anche in qualche libro sui diritti, ha festeggiato. Patrizia orgogliosa di sua figlia Francesca, Francesca orgogliosa di sua madre Patrizia, Corrado il pugliese, una vita al museo della Scienza e della tecnica, si è inorgoglito perché ancora una volta il sangue del sud ha prodotto la ricchezza sociale di Milano. Fabio, oggi candidato sindaco nell’hinterland, si è inorgoglito a sua volta per non aver pensato alla politica solo come macchina di partito. Federica perché ha scelto una buona compagnia…Insomma, guardateli in foto e dite se questo gruppo di amici non sembrano, loro, una sacra famiglia. Laica, naturalmente.

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